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Health education and prevention of addictions: a virtuous alliance. At which conditions?
Francesco Scotti
DOI: 10.48291/SISA.60.2.1
OPEN ACCESS
Educazione sanitaria e prevenzione delle dipendenze, un’alleanza virtuosa. A quali condizioni?
Health education and prevention of addictions: a virtuous alliance. At which conditions?
Francesco Scotti
DOI: 10.48291/SISA.60.2.1
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Proseguono le Monografie dedicate ai temi dell’educazione sanitaria. In questo numero “Le dipendenze”, ambito che ha visto negli ultimi decenni proliferare i propri contesti di applicazione. Curatori della Monografia sono Francesco Scotti ed Enrico Tempesta.
E proprio Francesco Scotti apre la serie di articoli con una riflessione a partire da un’attenta analisi sugli interventi realizzati in Italia dagli anni ’80. Analisi innanzitutto antropologica e psicologica che evidenzia la complessità del fenomeno e l’inevitabile articolazione degli approcci. Approcci educativi, promozionali, ma non ultimi, scelte politiche.
Il prezioso lavoro di Maurizio Fea approfondisce temi significativi per l’educazione sanitaria tutta: il riduzionismo del modello biomedico in riferimento ad abitudini e comportamenti, la libertà di decisione, di scelta e l’assunzione di responsabilità dell’individuo e della comunità. Concetti e argomentazioni con esiti sulle metodologie e sulle pratiche dei professionisti del settore.
Allo studio dei consumi delle bevande alcoliche in Italia – fattori socio-demografici ed economici – e alla relazione di questi con le politiche di controllo è dedicato l’articolo di Allaman Allamani e coll. Sono riportati i dati della Ricerca internazionale AMPHORA-3; in particolare degni di rilievo i risultati italiani sui cambiamenti della cultura del bere.
Rosolino Vico Ricci e Luigi Ferrannini esaminano i cambiamenti organizzativi all’interno del SSN legati ai mutamenti delle tipologie di consumo di sostanze e delle caratteristiche degli utenti dei servizi: un panorama articolato e attentamente dettagliato che evidenzia uno scena- rio che esige modelli di presa in carico al contempo specifici (per problematiche, per età…) e fortemente integrati sul territorio.
Ospitiamo per la Sezione Altri Contributi il saggio di Giovanna Vicarelli dedicato a “Cure Palliative e Medicina Narrativa”: l’Autrice presenta i risultati di una ricerca azione che ha sperimentato lo strumento della medicina narrativa con malati terminali e loro familiari: cogliere sentimenti, emozioni, vissuti garantisce un supporto a soggetti massimamente fragili e troppo spesso trascurati nella loro sofferenza, aiutando, al contempo, l’impossibile “neutralità affettiva” del professionista sanitario.
Chiude la serie di articoli il lavoro di Fausto Francia e Paolo Pandolfi che “legge” l’organizzazione Dipartimento di Prevenzione quale organizzazione funzionale alla comunicazione con il cittadino per facilitare il cambiamento in un’ottica di promozione della salute.
A conclusione, sempre collegato al tema Dipendenze, il Documento del Laboratorio Scientifico dell’Osservatorio Permanente Giovani e Alcool sulle soglie del rischio e l’età legale al bere, rispetto al quale invitiamo i nostri Lettori al Dibattito.
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Reflections on prevention addictions starting from a 1980s experience
Francesco Scotti
DOI: 10.48291/SISA.60.2.2
Riflessioni sulla prevenzione delle dipendenze a partire da un’esperienza degli anni ‘80
Reflections on prevention of addictions starting from a 1980s experience
Francesco Scotti
DOI: 10.48291/SISA.60.2.2
Psichiatra. Già Direttore del Dipartimento di Salute Mentale della USL di Perugia
Parole chiave: antropologia culturale delle dipendenze, corsi sulla prevenzione per la scuola dell’obbligo, farmacodipendenza, psicologia delle dipendenze
RIASSUNTO
I nodi irrisolti nella prevenzione delle tossicodipendenze sono stati presi in esame confrontando le analisi contenute in un corso di Educazione sanitaria risalente al 1986 con i giudizi espressi recentemente. L’autore, che aveva partecipato al corso, ritiene che le riflessioni sulle dipendenze e le attività finalizzate alla loro prevenzione non abbiano fatto negli ultimi 30 anni grandi progressi, il che manifesta una incapacità della nostra cultura, e forse non solo in Italia, a capire a fondo la natura del fenomeno, fortemente intrecciato con tutte le disfunzioni sociali con le quali si cerca invano di fare i conti.
Key words: cultural anthropology of addictions, courses on prevention aimed at schools, drug addiction, addiction psychology
SUMMARY
The unsolved problems of prevention of drug addiction were analyzed by comparing the analyses carried out during a 1986 health education course with the views recently expressed. The author, who took part in such course, believes that the reflections on drug addictions and the activities aimed at preventing them haven’t made much progress over the last 30 years, which shows an inability of our culture – and perhaps not only in Italy – to deeply understand the nature of the phenomenon, which is deeply connected to all the social dysfunctions that people try in vain to face.
Autore per corrispondenza: francescotti@navingio.net
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Responsibility and self-regulation of health behaviors
Maurizio Fea
DOI: 10.48291/SISA.60.2.3
Responsabilità e autoregolazione dei comportamenti di salute
Responsibility and self-regulation of health behaviors
Maurizio Fea
DOI: 10.48291/SISA.60.2.3
Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD)
Parole chiave: dipendenze, autoregolazione, responsabilità, modello biomedico
RIASSUNTO
L’articolo analizza gli effetti prodotti dalla medicalizzazione delle conseguenze di abitudini non salutari sugli atteggiamenti e i comportamenti delle persone. Prende in considerazione il rapporto che si instaura tra modello biomedico e assunzione di responsabilità da parte di persone, istituzioni, imprese. Analizza le conseguenze epistemiche, le ricadute sociali e normative dei diversi approcci filosofici e morali alla responsabilità e ai processi decisionali. Indica possibili sviluppi operativi e sinergie per potenziare la capacità di autodeterminazione delle persone.
Key words: addictions, self-regulation, responsibility, biomedical model
SUMMARY
The article analyzes the effects of the medicalization of the consequences of unhealthy habits on people’s attitudes and behaviors. It takes into account the relationship that develops between the biomedical model and accountability from individuals, institutions and business. Moreover, it analyzes the epistemic consequences, the social implications and the regulations of the various philosophical and moral approaches to responsibility and decision-making. Finally, it suggests possible operational improvements and synergies to enhance the ability of self-determination of people.
Autore per corrispondenza: Maurizio Fea, Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD) e-mail maurizio.fea@gmail.com
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Drinking culture and control alcohol policy measures in Italy
Allaman Allamani, Fabio Voller, Pasquale Pepe, Francesco Cipriani
DOI: 10.48291/SISA.60.2.4
Cultura del bere e politiche di controllo alcologico in Italia
Drinking culture and control alcohol policy measures in Italy
Allaman Allamani, Fabio Voller, Pasquale Pepe, Francesco Cipriani
DOI: 10.48291/SISA.60.2.4
Regionale di Sanità della Toscana, Firenze
Parole chiave: fattori socio-demografici ed economici, politiche alcologiche, analisi di serie temporali, analisi delle reti neurali artificiali, significato delle bevande alcoliche
RIASSUNTO
Obiettivi: l’articolo investiga sulla possibilità che l’attuale drastica riduzione del consumo di bevande alcoliche in Italia durante il 1961-2008 (in particolare di vino), sia associata con i contemporanei cambiamenti socio- demografici ed economici e con le politiche alcologiche introdotte nello stesso periodo.
Metodi: lo studio ha fatto uso sia dell’analisi delle serie temporali sia dell’analisi basata sulle reti neruali artificiali.
Risultati: alcuni selezionati fattori socio-demografici ed economici, e in particolare l’urbanizzazione, hanno una connessione definita con la diminuzione dei consumi di vino e di superalcolici, e con l’aumento del consumo di birra durante il periodo studiato. D’altra parte le politiche alcologiche di controllo non hanno mostrato alcun ef- fetto sul declino del consumo di alcol, dal momento che nessuna politica esisteva in Italia tra il 1960 e il 1987. Le poche politiche introdotte dal 1988 (limite alcolemico alla guida, e restrizioni alla vendita durante eventi di massa) possono aver contribuito a mantenere se non a ridurre il declino in corso. I limiti dello studio sono noti e future ricerche necessarie sono suggerite.
Key words: socio-demographic and economic factors, alcohol control policies, time series analysis, artificial neural network analysis, alcoholic beverage as symbol
SUMMARY
Objectives: this paper focuses on whether the on-going dramatic decrease in alcohol consumption in Italy, especially of wine, during 1961–2008, was associated with the parallel socio-demographic and economic changes and with alcohol control policies.
Methods: the study used both time series and artificial neural networks-based analyses.
Results: the study documented that some selected socio-demographic and economic factors, especially urbanization, had a definite connection with wine and spirits consumption decrease, and the increase in beer consumption over time. On the other hand, control policies showed no effect on the decline in alcohol consumption, since no alcohol control policy existed in Italy between 1960 and 1987. A few policies introduced since 1988 (BAC and sale restrictions during mass events) may have contributed to reducing or maintaining the on-going decrease.
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The public services for drug addiction in Italy: clinical and organizational changes in the last 20 years
Rosolino Vico Ricci, Luigi Ferrannini
DOI: 10.48291/SISA.60.2.5
I servizi pubblici per le tossicodipendenze in Italia: cambiamenti clinici e organizzativi negli ultimi venti anni
The public services for drug addiction in Italy: clinical and organizational changes in the last 20 years
Rosolino Vico Ricci*, Luigi Ferrannini**
DOI: 10.48291/SISA.60.2.5
*Psichiatra e Psicoterapeuta, Libero Professionista. Già Direttore del Dipartimento Dipendenze e Diparti- mento Salute Mentale e SERT ASL 5 “Spezzino”, La Spezia. “Spezia Salute”.
**Psichiatra, Professore a contratto Università di Genova, Past Presidente Società Italiana di Psichiatria.
Parole chiave: tossicodipendenza, epidemiologia, complessità diagnostica, presa in carico, trattamenti
RIASSUNTO
Negli ultimi 20 anni la tipologia del consumo di sostanze si è modificata in modo sostanziale. Nuove sostanze (cocaina, anfetaminici, sostanze di sintesi, ecc.) si sono aggiunte alle vecchie (oppiacei, cannabis, alcol, nicotina), determinando condizioni di poli abuso e di modelli di abuso (consumi abbondanti, ripetuti in varie occasioni mensili o settimanali), tali condizioni non sono meno problematiche della dipendenza classica.
Studi e ricerche hanno aggiunto molte conoscenze rispetto alla comorbidità del disturbo da uso di sostanze con altre patologie psichiatriche e mediche, così come in ambito neurobiologico.
I trattamenti delle dipendenze da oppiacei si sono stabilizzati e se ne è verificata l’efficacia. Allo stesso tempo si sono determinate quali cure psicoterapeutiche e riabilitative sono risultate più idonee (l’indirizzo cognitivo com- portamentale, in particolare) sebbene non con assoluta certezza; è nota la difficoltà al trattamento farmacologico dell’abuso di cocaina, cannabis ed altre sostanze in particolare di sintesi.
Si è posto in modo cogente il problema dell’approccio precoce al disturbo. Nonostante tali acquisizioni modelli organizzativi di servizi innovativi e integrati, fanno fatica a diffondersi nel panorama nazionale.
SUMMARY
Over the last 20 years, the substance use type has radically changed. Adding new substances (cocaine, amphet- amine, synthetic substances, etc.) to the old ones (opiates, cannabis, alcohol, nicotine) has caused conditions of poly abuse and new patterns of abuse (monthly or weekly repeated large consumptions). These conditions aren’t less problematic than those linked to the classic addiction.
Studies and research have added great knowledge of comorbidity of substance use disorder with other psychiatric and medical conditions. A lot of knowledge about this has been reached in the neurobiology field too. Furthermore, opiate-addiction treatments have now stabilized and their effectiveness has been verified. At the same time, the most appropriate psychotherapeutic and rehabilitative care has been determined (the cognitive behavioural approach, in particular), although without absolute certainty. The treatment complexity of cocaine, cannabis and other substance abuse, in particular the synthetic ones, is well known.
Finally, the problem of early approach to the disorder has been placed with emphasis. Despite all these acquisitions, organisational models of innovative and integrated services are still struggling to spread to the national scene.
Autori per corrispondenza: Rosolino Vico Ricci, e-mail vicoricci@tin.it;
Luigi Ferrannini, e-mail aferrannini@libero.it
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At the end of the monograph
Francesco Scotti, Enrico Tempesta
A conclusione della monografia
At the end of the monograph
Francesco Scotti, Enrico Tempesta
La programmazione di questo numero sulla prevenzione delle dipendenze era nata con l’obiettivo di fare il punto sui progressi di 30 anni di lavoro in educazione sanitaria e di ricerche in Italia e di trovare, pur nella eterogeneità dei contributi e i limiti delle indagini, una base comune su cui poggiare una strategia condivisa di prevenzione. Per le conclusioni avevamo progettato di rispondere ad alcune domande fondamentali. Ve le elenchiamo:
1) Come raggiungere e coinvolgere i giovani in un processo di responsabilizzazione dei com- portamenti in relazione alla salute individuale e collettiva?
2) Quali strumenti e quale linguaggio?
3) Come costruire una rete di riferimento all’individuazione precoce e relativo supporto della vulnerabilità individuale?
4) Quale ruolo e responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa nel costruire una “pedagogia della responsabilità”?
5) Quali programmi e quali risorse?
Avendo constatato la eterogeneità degli approcci con cui occorre fare i conti, ci siamo astenuti dall’esprimerle e le lasciamo come domande aperte al contributo di tutti i partecipanti alla stesura di questa monografia e di quelli per i quali abbiamo programmato la pubblicazione sui numeri successivi del 2016. Ma anche di quanti vorranno cimentarsi con i quesiti posti, passando dal ruolo di lettori a quello di autori, anche suggerendo altre domande o la modificazione di quelle indicate. Gli articoli pubblicati aprono più problemi di quanti ne risolvono. Ci è sembrato onesto rispettare la polivalenza del dibattito, anche quando esso è espresso nello stesso articolo per opera dei suoi autori che non si sanno, o non vogliono, liberarsi dalla molteplicità delle suggestioni. Tale polivalenza, ci sia permessa una battuta ironica, sembra isomorfa alla polidipendenza che caratterizza oggi l’uso delle sostanze e l’emergere di comportamenti che possiamo accostare sotto l’etichetta dipendenza.
È nostro desiderio – dire intenzione sarebbe troppo – intessere dialoghi intorno alla prevenzione e alle dipendenze, con ciò valorizzando le valenze dialogiche dell’educazione sanitaria, da sem- pre sua qualità preziosa.
Sistema Salute. La rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute, vol. 60, n.2 aprile-giugno 2016
Francesco Scotti, Enrico Tempesta
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Narratives medicine in palliative care: towards a sociology of emotions?
Giovanna Vicarelli
DOI: 10.48291/SISA.60.2.6
Cure palliative e medicina narrativa: verso una sociologia delle emozioni?
Narratives medicine in palliative care: towards a sociology of emotions?
Giovanna Vicarelli
Giovanna Vicarelli
DOI: 10.48291/SISA.60.2.6
Facoltà di Economia Giorgio Fuà, Università Politecnica delle Marche
Parole chiave: fine vita, cure palliative, medicina narrativa, sociologia delle emozioni
RIASSUNTO
Obiettivo: ci si è interrogati sulle relazioni di cura nei riguardi dei malati terminali per evidenziare i processi sociali che vanno, oggi, costruendosi attorno al fine vita e per individuarne gli strumenti operativi necessari. Metodologia: è stata svolta una ricerca-azione in una regione italiana all’interno di un progetto nazionale sulle cure palliative rivolte a pazienti non oncologici e curati a domicilio. Nello specifico, sono state raccolte 10 storie di malattia di pazienti e 10 di familiari con l’intento di sperimentare uno strumento di medicina narrativa da introdurre nella pratica clinica.
Risultati: l’analisi delle storie di malattia ha contribuito a identificare i bisogni dei malati in fine vita e dei loro familiari; individuare il raccordo necessario tra le cure domiciliari, territoriali e ospedaliere e il necessario miglioramento nell’accompagnamento alla morte, enfatizzandone la dimensione intersoggettiva.
Conclusioni: la sociologia delle emozioni sembra costituire un campo di analisi che può contribuire a studiare e a migliorare l’accompagnamento alla morte nell’ambito delle cure palliative. In tal senso, la medicina narrativa può rivelarsi come uno strumento che permette di cogliere e interpretare i sentimenti e i bisogni dei morenti e delle loro famiglie, andando a modificare un sistema sanitario che spesso lascia i pazienti e i familiari ignorati nella loro sofferenza e i medici isolati nelle loro pratiche.
Key words: end of life, palliative care, narrative medicine, sociology of emotions
SUMMARY
Objectives: the care relationships of terminally ill persons have been questioned in order to outline the social prac- tices and meanings which are being built nowadays around the end of life and the related operating necessary instruments.
Methods: a research-action has been carried out in one Italian region within the scope of a national project on palliative cares for house-cared. non-oncological patients In particular, the illness narratives of 10 patients and 10 caregivers have been gathered with the purpose of introducing an alternative instrument in clinical practice. Results: the analysis of the illness narratives shows the needs of terminally ill persons and of their family as well as to understand which is the necessary link between home , local and hospital treatments and any possible improve- ment in the path towards death by enhancing the interpersonal dimension.
Conclusions: emotions’ sociology is deemed to represent a field of analysis able to study and enhance the path towards death within the framework of palliative cares. In this regard, narrative medicine can represent un instrument for gathering and interpreting dying people and their family feelings and needs. This is a way for improving the health care system that often leaves patients and their family alone in their sufferance and the doctors isolated in their practices.
Autore per corrispondenza: Giovanna Vicarelli, Facoltà di Economia Giorgio Fuà, Università Politecnica delle Marche, P.zza Martelli 8, 60100 Ancona, m.g.vicarelli@univpm.it
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Public Health Department: an organization to communicate
Fausto Francia, Paolo Pandolfi
DOI: 10.48291/SISA.60.2.7
Il Dipartimento di Prevenzione: una organizzazione per comunicare
Public Health Department: an organization to communicate
Fausto Francia^, Paolo Pandolfi^^
DOI: 10.48291/SISA.60.2.7
^Direttore del Dipartimento di Sanità pubblica, AUSL di Bologna
^^Direttore dell’Unità operativa di Epidemiologia e comunicazione del rischio, Dipartimento di Sanità pubblica
AUSL di Bologna
Parole chiave: comunicazione, programmi, processi
RIASSUNTO
Organizzare le strutture del Dipartimento di Prevenzione in maniera da renderle funzionali al processo trasversale di comunicazione (azione comune) significa, a parere degli autori, affiancare ai tradizionali complessi gestionali articolazioni orizzontali connotate per argomento, i “programmi”, che abbiano il mandato di presidiare i processi e i relativi outcome di salute. Assolte queste precondizioni, il processo comunicativo deve avvenire secondo schemi predefiniti in funzione delle evidenze di efficacia utilizzando marketing sociale, metodiche di comunicazione del rischio, processi per la partecipazione attiva e tecniche per il cambiamento.
Key words: communication, programs, processes
SUMMARY
Organizing the structures of Public Health Department so that they become functional to cross process commu- nication (joint action) means adding “programs” to the traditional management. Such programs will have to be selected by topic and have the task to oversee the processes and the health outcomes connected to them. Satisfied this precondition, the communicative process must take place according to predefined schemes, which are con- nected to the evidence of efficacy through social marketing, methods of risk communication, processes of active participation and techniques for change.
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