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Indice
Editoriale In memoria di Gianni Barro / Carlo Romagnoli
Articoli
L’Alleanza fra cittadini e sanitari per la sicurezza delle cure: rationale ed esperienze della Co-produzione / Domenico Di Sessa, Lorenzo Federici, Paola Lorenzani, Beatrice Balestracci, Alessandra Bianco, Caterina Piraino, Micaela La Regina
La cura della comunità è già cura: un progetto per il benessere di comunità. Studio preliminare / Marco Farnè, Ilaria Arata, Roberta Della Maggiora, Miriam Dinelli, Margherita Brunetti, Valeria Massei, Luigi Rossi, Gabriella Lucchesi, Elisabetta Battistoni
AI Generativa e Prompting: nuove competenze per i Medici di Medicina Generale / Stefano Ivis, Mario Casini, Sandro Bolzonella, Alessandro Addorisio, Massimo Conte
Social Prescribing e riorganizzazione della sanità territoriale: una Nuova Visione della Salute/Emanuele Torri, Sara Paternoster, Sabrina Herzog, Ilaria Simonelli
La sanità digitale nella prospettiva della integrazione ospedale territorio/Pietro Manzi, Alfiero Ortali
Anti-microbico resistenza, un problema globale. Che fare a livello locale? / Paolo Lauriola, Federico Spinoso, Stefano Zonac, Massimo Brunetti
Creare connessioni in reparto: il potenziale delle Storie Condivise nei bambini con malattia ospedalizzati / Lucrezia Tomberli, Susy Mariniello, Enrica Ciucci
Autopatografia e autofinzione: la malattia come rinegoziazione della propria identità in Febbre di Jonathan Bazzi / Alberto Mini
Le voci della cura / Vincenzo Ciccarese, Antonio Leo, Francesca Torretti, Marzia Casilli, Roberta Anna Mello, Annarita
Recensioni
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In memory of Gianni Barro
Carlo Romagnoli
DOI:10.48291/SISA.69.1.1
OPEN ACCESS
DOI:10.48291/SISA.69.1.1 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 9-13
Editoriale In memoria di Gianni Barro
In memory of Gianni Barro
Carlo Romagnoli
Avendo a lungo collaborato, nella mia vita professionale, con Gianni Barro ritengo che per ricordarne la figura di brillante costruttore della sanità pubblica umbra ed italiana, occorra inquadrarla nella complessa cornice sociale in cui si trovò ad operare ed i cui cardini politici, scientifici e culturali potrebbero essere oggi persino difficili da comprendere per chi non ha vissuto quei tempi, tanto diversa è la realtà in cui viviamo.
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The Alliance between citizens and healthcare professionals for Patient safety: rationale and experiences of Co-Production Domenico Di Sessa, Lorenzo Federici, Paola Lorenzani, Beatrice Balestracci, Alessandra Bianco, Caterina Piraino, Micaela La Regina
DOI:10.48291/SISA.69.1.2
DOI:10.48291/SISA.69.1.2 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 14-29
L’Alleanza fra cittadini e sanitari per la sicurezza delle cure: rationale ed esperienze della Co-produzione
The Alliance between citizens and healthcare professionals for Patient safety: rationale and experiences of Co-Production
Domenico Di Sessa 1, Lorenzo Federici 2, Paola Lorenzani 3, Beatrice Balestracci 4, Alessandra Bianco 5, Caterina Piraino 6, Micaela La Regina 7
1 Intensive Care Unit, ASL5, La Spezia, Italy
2 Internal Medicine, ASL 5, La Spezia, Italy
3 S.C. Planning and Quality, Accreditation, Education Unit, ASL5, La Spezia, Italy
4 Independent Researcher, 54023 Filattiera, Italy
5 Communications Department, ASL5, La Spezia, Italy
6Multispecialty Surgery Unit, ASL5, La Spezia, Italy
7Clinical Governance and Risk Management Unit, ASL5, La Spezia, Italy
Parole chiave: sicurezza dei pazienti, qualità delle cure, coinvolgimento dei pazienti, co-produzione
RIASSUNTO
Obiettivi: riconoscendo le cure non sicure come un problema globale di sanità pubblica, nel 2019 la 72ª Assemblea mondiale della sanità (WHA) l’organo di definizione delle politiche dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ha ratificato la Global Action on Patient Safety, invitando gli Stati membri a democratizzare l’assistenza sanitaria coinvolgendo gli stessi utenti del sistema sanitario, pazienti, famiglie e membri della comunità, insieme ad altri partner, nella “co-produzione” di assistenza sanitaria più sicura. L’articolo propone una revisione narrativa sui benefici che la co-produzione di servizi sanitari dai parte di operatori e cittadini può apportare alla qualità delle cure e dell’assistenza, in termini di appropriatezza e sicurezza.
Metodi: abbiamo eseguito una revisione sistematica della letteratura al fine di raccogliere le migliori evidenze disponibili e gli esempi di applicazione della co-produzione in ambito di sicurezza delle cure. Abbiamo utilizzato le linee guida PRISMA per riportare i nostri risultati.
Risultati: gli articoli identificati con la ricerca bibliografica sono stati 50, di questi 7 sono stati inclusi nella analisi. I risultati della analisi sono riportati in forma narrativa. Gli aspetti descritti vanno dalla definizione e storia della Co-produzione agli ambiti di applicazione e relativi risultati.
Conclusioni: l’applicazione della co-produzione in sanità è in grado di apportare importanti cambiamenti in termini di miglioramento della qualità delle cure per la sicurezza del paziente. Nonostante pazienti/famiglie mostrino un potenziale per la co-produzione, la partecipazione dei pazienti al miglioramento della sicurezza delle cure è ancora carente nella pratica clinica. Profonde azioni sistemiche sono necessarie per realizzare concretamente l’alleanza della co-produzione. Una maggiore consapevolezza e preparazione tanto dei cittadini e quanto degli operatori sanitari sono fattori critici per questo scopo.
Keywords: patient safety, care quality, patient engagement, co-production
SUMMARY
Objectives: recognizing unsafe care as a global public health problem, in 2019 the 72nd World Health Assembly (WHA), the policy-making body of the World Health Organization (WHO), ratified the Global Action for Patient Safety, recommending Member States to democratize healthcare by involving healthcare users, patients, families and community members, together with other partners, in the “co-production” of safer services. The article proposes a narrative review of the benefits that co-production of health services by operators and citizens can bring to the quality of care and assistance, in terms of appropriateness and safety.
Methods: we performed a systematic review of the literature in order to collect the best available evidence and examples of the application of co-production in the field of patient safety. We used the PRISMA guidelines to report our results.
Results: literature search identified 50 papers, of which 7 were included in the analysis. Results are reported in narrative form, hereby. The aspects covered by the review range from the definition and history of co-production to its application areas and related results.
Conclusions: the application of co-production in healthcare can promote relevant changes in terms of improving the quality and safety. Although patients/families show a huge potential for co-production, patient participation is still lacking in clinical practice. Deep systemic actions are needed to concretely realize the alliance of co-production. Greater awareness and preparation among both citizens and healthcare workers are critical factors for this purpose.
Autore per corrispondenza: micaela73@me.com
Taking care of community is already a cure by itself: a project for community well-being. A preliminary study
Marco Farnè, Ilaria Arata, Roberta Della Maggiora, Miriam Dinelli, Margherita Brunetti, Valeria Massei, Luigi Rossi, Gabriella Lucchesi, Elisabetta Battistoni
DOI:10.48291/SISA.69.1.3
DOI:10.48291/SISA.69.1.3 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 30-51
La cura della comunità è già cura: un progetto per il benessere di comunità. Studio preliminare
Taking care of community is already a cure by itself: a project for community well-being. A preliminary study
Marco Farnè 1, Ilaria Arata 2, Roberta Della Maggiora 2, Miriam Dinelli 2, Margherita Brunetti 2
Valeria Massei 3, Luigi Rossi 4, Gabriella Lucchesi 2, Elisabetta Battistoni 2
1 UF Cure Primarie Valle del Serchio, Azienda USL Toscana Nord Ovest – Consiglio direttivo CARD Toscana
2 UO Educazione e Promozione della Salute Area Nord, Azienda USL Toscana Nord Ovest
3 UF Cure Primarie Piana di Lucca, Azienda USL Toscana Nord Ovest – Consiglio direttivo CARD Toscana
4 Direzione Sanitaria ASL Bari – UO Attività Sanitarie di Comunità Prov. Lucca – Consiglio direttivo CARD Toscana
Parole chiave: comunità, relazione, cura, benessere
RIASSUNTO
La figura del medico di medicina generale (MMG) rimane un cardine del Servizio Sanitario Nazionale. In un periodo storico in cui la Sanità Pubblica, dalla sua istituzione, non è mai stata così criticata e messa in dubbio nei suoi principi fondamentali, i Medici di Comunità (MCom) del servizio delle Cure Primarie della Zona Distretto Piana di Lucca insieme ai MMG coordinatori di AFT hanno sentito l’esigenza di indagare per capire quale fosse la percezione dell’assistenza primaria da parte della Comunità. Per questo è stata predisposta e somministrata un’intervista composta complessivamente da 21 domande, una parte delle quali orientata a valutare le informazioni di base che ogni cittadino dovrebbe avere sulla medicina generale territoriale e una parte dedicata alla qualità della relazione che si crea tra assistito e medico di famiglia. Convinti che sia proprio il concetto di Comunità a dare un significato intrinseco alla Sanità Pubblica, l’obiettivo di questo lavoro è quello di avviare un percorso finalizzato a dimostrare che la cura della Comunità è già cura per i suoi componenti, in una dimensione che va oltre il benessere del singolo.
Key words: community, relationship, care, well-being
SUMMARY
General Practitioners (GP) still represent a cornerstone of the National Health Service. In the last few years, the public health system is under attack constantly, probably never so hard since its creation in 1978. For this reason, Piana di Lucca Health District primary care service and general practitioners’ representatives have agreed to explore and to evaluate the Community perception of public territorial care services. With this aim, together with general practitioners’ representatives, we have set up a 21 questions interview divided in two groups: the first one is oriented to evaluate the level of people’s knowledge about general practitioners’ services; the second one is oriented to the relationship quality between patient and doctor. In our opinion, Community is the basic concept that gives sense to a Public Health system and, therefore, the purpose of this work is to demonstrate that caring for the Community is already caring for its members, beyond the well-being of the individual.
Autore per corrispondenza: drmarcofarne@gmail.com
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Generative AI and Prompting: new skills for General Practitioners
Stefano Ivis, Mario Casini , Sandro Bolzonella , Alessandro Addorisio , Massimo Conte
DOI:10.48291/SISA.69.1.4
DOI:10.48291/SISA.69.1.4 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 52-66
AI Generativa e Prompting: nuove competenze per i Medici di Medicina Generale
Generative AI and Prompting: new skills for General Practitioners
Stefano Ivis 1, Mario Casini 2, Sandro Bolzonella 3, Alessandro Addorisio 4, Massimo Conte 5
1 Medico Medicina Generale
2 Pediatra e psicopterapeuta sistemico
3 Medico di Medicina Generale
4 Sociologo
5 Digital Learning Innovation Manager
Parole chiave: relazione di cura, AI generativa, prompting, personalizzazione, formazione
SOMMARIO
L’articolo presenta l’opportunità di introdurre l’Intelligenza Artificiale (in particolare l’AI generativa) come supporto al lavoro quotidiano dei Medici di Medicina Generale (MMG). Evidenzia la necessità di competenze di base nel “prompting” per sfruttare queste nuove tecnologie, alleggerire il carico burocratico e, al contempo, valorizzare la relazione di cura. L’articolo offre, inoltre, una prospettiva interessante sugli aspetti relazionali e psicologici inerenti alla pratica del MMG e all’impiego di strumenti tecnologici avanzati.
Keywords: care relationship, generative AI, prompting, personalization, training
SUMMARY
The article presents the opportunity to introduce Artificial Intelligence (particularly generative AI) as a support tool for the daily work of General Practitioners (GPs). It highlights the need for basic skills in “prompting” to take advantage of these new technologies, reduce the bureaucratic workload, and at the same time enhance the care relationship. The article also offers an interesting perspective on the relational and psychological aspects inherent in GP practice and the use of advanced technological tools.
Autore per corrispondenza: stefanoivis@gmail.com
Social Prescribing and Reorganization of the Healthcare Sytem: a New Vision of Health
Emanuele Torri , Sara Paternoster, Sabrina Herzog, Ilaria Simonelli
DOI:10.48291/SISA.69.1.5
DOI:10.48291/SISA.69.1.5 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 67-73
Social Prescribing Social Prescribing e riorganizzazione della sanità territoriale: una Nuova Visione della Salute
Social Prescribing and Reorganization of the Healthcare Sytem: a New Vision of Health
Emanuele Torri 1, Sara Paternoster 2, Sabrina Herzog 3, Ilaria Simonelli 4
1 MD, Direttore, Servizio Governance clinica, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
2 MD, Direttore, Coordinamento attività aziendali per attuazione di social prescribing e interventi innovativi nella comunità di prossimità, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
3 AS, Servizio di Governance processi delle professioni sanitarie, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
4 PhD, Sociologa della Salute e degli Stili di Vita, Direzione Integrazione Socio sanitaria, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari
Parole chiave: social prescribing, NEET, link worker, integrazione socio-sanitaria
RIASSUNTO
Obiettivi: il Social prescribing emerge come un approccio innovativo che può sostenere e potenziare l’attuazione del DM77, offrendo soluzioni integrate che vadano oltre l’assistenza clinica tradizionale. L’esperienza ed i risultati del Progetto Europeo C.O.P.E. ne hanno dimostrato l’efficacia e la necessità per una sua adozione a livello nazionale. L’obiettivo del presente contributo è quello di delineare, sulla base di alcuni risultati chiave provenienti dal Progetto Europeo, gli elementi di coerenza tra l’attuale riforma della sanità territoriale e questa metodologia di lavoro.
Metodi: gli interventi di Social prescribing attuati in Italia si sono basati sulla definizione di Piani di Azione Individualizzati contenenti soluzioni in grado di rispondere alle necessità dei giovani reinserendoli in società. Risulta esservi una coerenza di fondo tra questa metodologia e la riforma della sanità territoriale che va tenuta in considerazione per la progettazione dei servizi del futuro.
Risultati: l’applicazione del Social prescribing ha prodotto risultati di tipo organizzativo attraverso l’affermazione della figura professionale del link worker; di Performance attraverso l’ingaggio di circa 1.000 giovani in situazione di NEET a livello europeo; di Salute, attraverso il miglioramento statisticamente significativo del livello di benessere psicologico; di Innovazione, attraverso l’affermazione di logiche operative e strategiche afferenti a logiche e prassi di comunità di prossimità.
Conclusioni: il progetto europeo C.O.P.E. (Capabilities, Opportunities, Places and Engagement), promosso e coordinato nella Provincia autonoma di Trento e realizzato dal gennaio 2022 a giugno 2024, ha reso evidente come questo approccio garantisca un migliorato livello di inclusione e di benessere di persone in condizioni di fragilità sociale e socio-sanitaria. Sebbene attualmente in Italia il Social Prescribing non trovi ancora una applicazione sistematica, tuttavia il sistema socio-sanitario nazionale risulta essere pronto alla sua implementazione, anche attraverso la definizione di luoghi e dispositivi adatti alla sua applicazione in coerenza con i contenuti nel DM 77/2022 che definisce modelli e standard di sviluppo per l’assistenza territoriale.
Key words: social prescribing, NEET, link worker, integrated care
SUMMARY
Objectives: social prescribing emerges as an innovative approach that can support and enhance the implementation of DM77 by offering integrated solutions beyond traditional clinical care. The experience and results of the European Project C.O.P.E. have demonstrated its effectiveness and the need for its adoption at the national level. This contribution aims to outline, based on key findings from the European project, the alignment between the current territorial healthcare reform and this methodology.
Methods:social prescribing interventions in Italy have been based on Individualized Action Plans designed to meet young people’s needs and facilitate their reintegration into society. There is a fundamental coherence between this methodology and the territorial healthcare reform, which should be considered when designing future services.
Results the implementation of Social Prescribing has led to: • Organizational impact, through the establishment of the link worker professional role. • Performance improvements, with the engagement of approximately 1,000 NEET (Not in Education, Employment, or Training) youth across Europe. • Health benefits, with a statistically significant improvement in psychological well-being. • Innovation, by introducing operational and strategic practices aligned with community-based care models.
Conclusions: the European project C.O.P.E. (Capabilities, Opportunities, Places, and Engagement), implemented in the Autonomous Province of Trento from January 2022 to June 2024, has demonstrated that this approach enhances the inclusion and well-being of socially and socio-medically vulnerable individuals. Although Social Prescribing is not yet systematically applied in Italy, the national socio-health system appears ready for its implementation. This can be achieved by defining suitable spaces and mechanisms in alignment with DM 77/2022, which sets models and standards for territorial healthcare development.
Autore per corrispondenza: ilaria.simonelli@apss.tn.it
Digital health in the perspective of hospital-territory integration
Pietro Manzi, Alfiero Ortali
DOI:10.48291/SISA.69.1.6
DOI:10.48291/SISA.69.1.6 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 74-96
La sanità digitale nella prospettiva della integrazione ospedale territorio
Digital health in the perspective of hospital-territory integration
Pietro Manzi*, Alfiero Ortali**
*Direttore Sanitario Azienda Ospedaliera di Terni
**Consulente di Sanità Digitale
Parole chiave: sanità digitale, telemedicina, fascicolo sanitario elettronico, integrazione ospedale territorio
RIASSUNTO
Obiettivi: la sanità digitale, o e-Health, si riferisce all’applicazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) al settore sanitario. L’implementazione della sanità digitale in Italia potrebbe avere sviluppi rilevanti e apportare significative modifiche alla organizzazione dei servizi sanitari.
Metodi: parte rilevante in questa riorganizzazione avranno la telemedicina, la robotica, la domotica e l’intelligenza artificiale.
Risultati: si analizzano in questo articolo le infrastrutture tecnologiche necessarie, i flussi di lavoro, la gestione dei dati del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), l’integrazione ospedale-territorio, e i modelli organizzativi per la gestione delle malattie croniche.
Conclusioni: si conferma l’importanza dell’interoperabilità tra sistemi regionali e nazionali con le implicazioni etiche e giuridiche dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario. Si confermano come fondamentali le sfide organizzative e formative per l’adozione di queste nuove tecnologie. Viene riportata una più larga bibliografia generale quale spunto per ulteriori riflessioni.
Keywords: digital health, telemedicine, electronic health record, hospital-territory integration
SUMMARY
Objectives. Digital health, or e-Health, refers to the application of information and communication technologies (ICT) to the health sector. The implementation of digital health in Italy could have significant developments and make significant changes to the organization of health services.
Methods: Relevant part in this reorganization will have telemedicine, robotics, domotics and artificial intelligence.
Results: The necessary technological infrastructure, workflows, management of Electronic Health Record (ESF) data, hospital-territory integration, and organizational models for chronic disease management are analyzed in this article.
Conclusions. The importance of interoperability between regional and national systems is confirmed with the ethical and legal implications of using artificial intelligence in healthcare. Organizational and training challenges for the adoption of these new technologies are confirmed as fundamental. A broader general bibliography is reported as food for further thought.
Autore per corrispondenza: dottormanzi@gmail.com
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Antimicrobial resistance is a global issue. What can be done about it at the local level?
Paolo Lauriola, Federico Spinoso, Stefano Zona, Massimo Brunetti
DOI:10.48291/SISA.69.1.7
DOI:10.48291/SISA.69.1.7 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 97-107
Anti-microbico resistenza, un problema globale. Che fare a livello locale?
Antimicrobial resistance is a global issue. What can be done about it at the local level?
Paolo Lauriola*, Federico Spinoso°, Stefano Zonaç, Massimo Brunetti#
* ISDE – Associazione Medici per l’ambiente
°Direttore Dipartimento di Prevenzione AUSL di Modena
ç Infettivologo, AUSL Modena
#Direttore Distretto di Pavullo nel Frignano, AUSL Modena
Parole chiave: antimicrobico resistenza, One Health, Environmental Heath integration, stewardship, Local approach
RIASSUNTO
Introduzione: la resistenza antimicrobica (AMR) rappresenta una enorme minaccia per la salute umana. Secondo le stime pubblicate nel 2022 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), più di 35.000 persone muoiono ogni anno a causa di infezioni resistenti agli antimicrobici nei Paesi dell’UE. L’Italia è al secondo posto per numero di morti stimati da infezioni resistenti agli antibiotici con 19 decessi ogni 100mila abitanti pari a circa 11.000 decessi l’anno. Prima di noi la Grecia con 20 decessi ogni 100.000 abitanti. In pratica il triplo delle vittime della strada che nel 2018 sono state 3334. Per mitigare l’impatto dell’AMR, nel 2015 l’OMS ha lanciato un Piano d’azione globale sulla resistenza antimicrobica. In realtà sono stati fatti pochi progressi per migliorare la consapevolezza dell’AMR. In particolare per quanto riguarda il monitoraggio del consumo, l’attuazione di programmi di prevenzione e controllo e l’ottimizzare dell’uso degli antimicrobici nell’uomo e negli animali. Il problema dell’AMR pone alcuni importanti quesiti che devono essere affrontati a livello scientifico ed organizzativo, come ad esempio la necessità di integrare conoscenze e competenze delle diverse professionalità in gioco (Medici per l’uomo per gli animali, farmacisti, agronomi, ambientalisti etc) e il ruolo del livello locale per dare rispose realmente efficaci.
Metodi: per queste ragioni L’Azienda AUSL di Modena ha organizzato in collaborazione con ISDE-Medici per l’Ambiente di Modena un corso che aveva il seguente obiettivo principale: aumentare la consapevolezza e il senso di responsabilità sia nei professionisti che nella società generale per affrontare questo enorme problema a livello locale.
Risultati: le relazioni si sono sviluppate seguendo tali obbiettivi, ma quello che è opportuno sottolineare è che si è cercato di individuare alcuni dei possibili interlocutori “chiave” per implementare concretamente l’approccio “one health” a livello locale su questo tema che “paradigmaticamente” lo rappresenta.
Key words: Antimicrobial resistance, One Health, Environmental health integration, stewardship, Local approach
SUMMARY
Introduction: antimicrobial resistance (AMR) poses a significant threat to human health. According to estimates published in 2022 by the European Center for Disease Prevention and Control (ECDC), over 35,000 people die each year due to antimicrobial-resistant infections in EU countries. Italy ranks second in the number of deaths estimated from antibiotic-resistant infections, with 19 deaths per 100,000 inhabitants, equal to approximately 11,000 deaths per year. Following Italy is Greece with 20 deaths per 100,000 inhabitants, which is three times the number of road deaths recorded in 2018, which were. To address the impact of AMR, the WHO launched a Global Action Plan on Antimicrobial Resistance in 2015. However, little progress has been made in raising awareness of AMR, particularly in monitoring consumption, implementing prevention and control programs, and optimizing the use of antimicrobials in humans and animals. The issue of AMR raises important questions that need to be addressed at both scientific and organizational levels. This includes integrating the knowledge and skills of different professions (such as doctors for humans and animals, pharmacists, agronomists, and environmentalists) and the role of local authorities in providing effective responses.
Methods: in collaboration with ISDE-Doctors for the Environment of Modena, the Modena Local Health Authority organized a course with the main objective of increasing awareness and a sense of responsibility among professionals and the general society to address this significant problem at the local level.
Results: the relationships formed during this course aimed to identify key partners to implement the “one health” approach at a local level on this crucial topic.
Autore per corrispondenza: paolo.lauriola@gmail.com
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Creating connections in the ward: the potential of Shared Stories in children hospitalized for medical issues
Lucrezia Tomberli, Susy Mariniello, Enrica Ciucci
DOI:10.48291/SISA.69.1.8
DOI:10.48291/SISA.69.1.8 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 108-128
Creare connessioni in reparto: il potenziale delle Storie Condivise nei bambini con malattia ospedalizzati
Creating connections in the ward: the potential of Shared Stories in children hospitalized for medical issues
Lucrezia Tomberli 1, Susy Mariniello 2, Enrica Ciucci 1
1 Department of Education, Languages, Intercultures, Literatures and Psychology (FORLILPSI), University of Florence, Florence, Italy
2 Istituto Comprensivo Poliziano, primary schoolf of Meyer Paediatric Hospital
Parole chiave: medicina narrativa; scuola in ospedale; disegno infantile
SOMMARIO
Obiettivi: questo studio si propone di esplorare il potenziale educativo ed emotivo delle Storie Condivise, uno strumento narrativo nato nel contesto della scuola in ospedale (SIO). L’obiettivo principale è comprendere come questo strumento possa favorire la costruzione del Sé nei bambini, facilitando il dialogo tra pari e promuovendo processi di rispecchiamento e riconoscimento reciproco. Si intende inoltre indagare le possibili applicazioni delle Storie Condivise in contesti educativi, sanitari e psicoterapeutici.
Metodi: per la realizzazione dello studio è stata condotta una long interview (Crabtree & Miller, 1991; McCracken, 1988; Sorrell & Redmond, 1995) con l’ideatrice dello strumento di Storie Condivise, in un’ottica di ricerca-azione partecipata. Le Storie condivise, ideate dal 2016 e in continua evoluzione, includono: Caro Signor Meyer, Storie che scorrono in corsia, I nostri mostri malati, Infama il farmaco e L’album delle cose strane che si trovano in ospedale.
Risultati: le Storie Condivise si configurano come un mezzo potenzialmente stimolante per trasformare esperienze individuali in narrazioni collettive, favorendo dialogo ed elaborazione emotiva. I bambini sembrano utilizzare questo strumento per esprimere pensieri e sentimenti difficili da verbalizzare, trovando conforto nel rispecchiamento con le storie altrui. La condivisione spontanea di disegni e racconti crea uno spazio relazionale che favorisce il riconoscimento reciproco e il rafforzamento del senso di appartenenza, anche in un contesto frammentato come quello ospedaliero. Questo dialogo narrativo, che ricorda le dinamiche della psicoterapia di gruppo (Yalom, 2005), contribuisce alla creazione di un’autopatografia collettiva, dove le voci dei singoli si intrecciano in una trama più ampia. In chiave educativa e psicologica, le Storie Condivise sembrano aiutare i bambini a superare la solitudine emotiva tipica dell’ospedalizzazione, potenziando competenze trasversali come empatia, pensiero critico e abilità espressive. Questo approccio valorizza il contributo dell’altro, trasformando ogni narrazione individuale in un coro che amplifica e sostiene ogni storia personale.
Conclusioni: le Storie Condivise rappresentano un ponte narrativo tra il Sé e l’Altro, offrendo ai bambini uno spazio sicuro per esplorare ed elaborare la propria esperienza di malattia. Questo studio sottolinea l’importanza di valorizzare il potenziale trasformativo della narrazione, non solo in ambito ospedaliero, ma anche in altri contesti educativi e terapeutici. Lo strumento narrativo condiviso può infatti favorire lo sviluppo di competenze trasversali, promuovere il benessere emotivo e contribuire alla costruzione di un’identità narrativa più resiliente e integrata. Future ricerche potrebbero approfondire le dinamiche sottostanti a tali processi e sperimentare l’applicazione delle Storie Condivise in nuovi contesti.
Keywords: narrative based medicine, hospital school, drawing
SUMMARY
Objectives: this study aims to explore the educational and emotional potential of Shared Stories, a narrative tool developed in the context of hospital schools (HS). The primary objective is to understand how this tool can support self-construction in children, fostering peer dialogue and promoting processes of mirroring and mutual recognition. Additionally, the study seeks to investigate possible applications of Shared Stories in educational, healthcare, and psychotherapeutic contexts.
Methods: a long interview (Crabtree & Miller, 1991; McCracken, 1988; Sorrell & Redmond, 1995) was conducted with the creator of the Shared Stories tool, adopting a participatory action research approach. Shared Stories, conceived in 2016 and continuously evolving, include: Dear Mr. Meyer, Stories Flowing Through the Ward, Our Sick Monsters, Shame the Medicine, and The Album of Strange Things Found in the hospital.
Results: Shared Stories emerge as a potentially powerful means of transforming individual experiences into collective narratives, fostering dialogue and emotional elaboration. Children seem to use this tool to express thoughts and feelings that are difficult to verbalize, finding comfort through mirroring in others’ stories. The spontaneous sharing of drawings and narratives creates a relational space that promotes mutual recognition and strengthens the sense of belonging, even in the fragmented hospital context. This narrative dialogue, reminiscent of group psychotherapy dynamics (Yalom, 2005), contributes to the creation of a collective autopathography, where individual voices intertwine into a broader narrative fabric. From an educational and psychological perspective, Shared Stories appear to help children overcome the emotional isolation typical of hospitalization, enhancing transversal skills such as empathy, critical thinking, and expressive abilities. This approach values the contributions of others, transforming each individual narrative into a collective chorus that amplifies and supports every personal story.
Conclusions: Shared Stories represent a narrative bridge between the Self and the Other, offering children a safe space to explore and process their illness experience. This study highlights the transformative potential of storytelling, not only in hospital settings but also in other educational and therapeutic contexts. The shared narrative tool can foster the development of transversal skills, promote emotional well-being, and contribute to the construction of a more resilient and integrated narrative identity. Future research could delve deeper into the underlying dynamics of these processes and experiment with the application of Shared Stories in new contexts.
Autore per corrispondenza: lucrezia.tomberli@unifi.it
Autopathography and Autofiction: Illness as Renegotiation of Identity in Jonathan Bazzi’s Febbre
Alberto Mini
DOI:10.48291/SISA.69.1.9
DOI:10.48291/SISA.69.1.9 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 129-147
Autopatografia e autofinzione: la malattia come rinegoziazione della propria identità in Febbre Febbre di Jonathan Bazzi
Autopathography and Autofiction: Illness as Renegotiation of Identity in Jonathan Bazzi’s Febbre
Alberto Mini
Studioso Indipendente
Parole chiave: autopatografia, autofinzione, Jonathan Bazzi, HIV, trauma
Obiettivi: questo contributo si pone l’obiettivo di indagare le modalità in cui Jonathan Bazzi, autore del romanzo Febbre (2019), rinegozia la propria identità descrivendo la propria vita dal momento in cui scopre di essere sieropositivo all’HIV (narrando la comparsa dei sintomi e l’iter per arrivare alla diagnosi) e rielaborando il proprio passato alla luce di questa scoperta.
Metodi: trattandosi il romanzo di un testo autofinzionale, ovvero un resoconto autobiografico con tracce di finzionalità, si propone di combinare gli studi sull’autofinzione con quelli sulla medicina narrativa.
Discussione: l’autofinzione è una scrittura del sé in cui l’io, spesso a seguito di esperienze traumatiche, si ritrova impossibilitato ad autonarrarsi e rappresentarsi in modo veritiero ed è portato a rimodificare la propria identità all’interno del testo. Nel caso di Febbre, l’essere sieropositivo costituisce quell’evento traumatico che obbliga l’io dell’autore a mettere in discussione la propria identità e a rinegoziarla attraverso la scrittura della propria autopatografia.
Conclusione: attraverso la metodologia proposta, questo contributo arriva a comprendere le ragioni per cui Bazzi riconfigura la propria identità e a esporre le modalità in cui l’autore, scrivendo la storia la propria vita e la propria patologia attraverso la forma autofinzionale, arriva a fare ciò.
Keywords: autopathography, autofiction, Jonathan Bazzi, HIV, trauma
Objectives: this essay aims to investigate how Jonathan Bazzi, author of the novel Febbre (2019), renegotiates his identity by recounting his life from the moment he discovers he is HIV-positive (narrating the onset of symptoms and the process leading to the diagnosis) and reinterprets his past in light of this discovery.
Methods: since the novel is an autofictional text – a form of autobiographical writing with fictionalized elements – the proposed approach combines autofiction studies with those of narrative medicine.
Discussion: autofiction is a form of self-writing where the “I”, often following traumatic experiences, finds himself unable to narrate and represent himself truthfully. This inability leads to a reshaping of identity within the text. In the case of Febbre, being HIV-positive constitutes the traumatic event that compels the author’s “I” to question and renegotiate his identity through the writing of an autopathography.
Conclusion: using the proposed methodology, this paper leads to an understanding of the reasons behind Bazzi’s identity reconfiguration and it analyzes the ways in which the author, by narrating his life story and illness through autofiction, achieves this.
Autore per corrispondenza: alberto.mini99@gmail.com
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The voices of care
Vincenzo Ciccarese, Antonio Leo, Francesca Torretti, Marzia Casilli, Roberta Anna Mello, Annarita Miglietta
DOI:10.48291/SISA.69.1.10
DOI:10.48291/SISA.69.1.10 Sistema Salute, 69, 1, 2025: pp. 148-176
Le voci della cura
The voices of care
Vincenzo Ciccarese*, Antonio Leo**, Francesca Torretti***, Marzia Casilli****, Roberta Anna
Mello*****, Annarita Miglietta******
*Psicologo e neuropsicologo, psicoterapeuta cognitivo comportamentale. CEO di One Health Vision, Co-founder e direttore generale di Istituto Santa Chiara
**Medico chirurgo, psicologo e neuropsicologo, specialista in neurologia, specialista in psicoterapia cognitivo comportamentale a indirizzo neuropsicologico, neuropsichiatra infantile. Dirigente di struttura complessa e direttore sanitario di riabilitazione di Istituto Santa Chiara
***Pedagogista clinico ed educatore professionale sanitario. Co-founder e amministratore unico di Istituto Santa Chiara
****Scrittrice, specializzata in medicina narrativa, si occupa di storytelling e medicina narrativa nella web agency di Istituto Santa Chiara
*****Filologa e linguista, Istituto Santa Chiara
******Professore associato di Linguistica Italiana, Università del Salento
Parole chiave: medicina narrativa, autopatografia, curarsi con le parole
RIASSUNTO
Obiettivi: storie che curano esplora il valore della medicina narrativa nella pratica clinica, mostrando come il racconto dell’esperienza di malattia possa arricchire la relazione tra professionista sanitario e paziente. L’obiettivo è sensibilizzare sull’importanza della dimensione soggettiva della cura, valorizzando il vissuto personale e promuovendo un approccio più empatico e umano.
Metodi: la metodologia adottata si basa sulla medicina narrativa, attraverso interviste e testimonianze dirette per restituire una visione autentica della malattia. L’uso di metafore, eufemismi e immagini evocative aiuta a rendere più comprensibile la sofferenza, facilitando il dialogo e rafforzando l’alleanza terapeutica.
Risultati: l’analisi delle narrazioni evidenzia come l’autopatografia aiuti i pazienti a elaborare la propria esperienza, esprimere paure, speranze e difficoltà, migliorando la qualità della cura. Le metafore trasformano la sofferenza in un viaggio o una battaglia, favorendo la resilienza e il senso di partecipazione.
Discussione: la medicina narrativa umanizza la cura e favorisce il dialogo tra pazienti e professionisti. L’uso della prima persona e di strategie linguistiche rafforza il legame emotivo e migliora la comprensione della malattia.
Conclusioni: la narrazione si conferma uno strumento terapeutico fondamentale, che favorisce l’autodeterminazione e una visione più empatica della medicina, trasformando la malattia in un’esperienza condivisa e significativa.
Keywords: narrative medicine, autopathography, healing through words
SUMMARY
Objectives: stories that Heal explores the value of narrative medicine in clinical practice, demonstrating how recounting the experience of illness can enrich the relationship between healthcare professionals and patients. The aim is to raise awareness about the importance of the subjective dimension of care, enhancing personal experiences and promoting a more empathetic and human-centered approach.
Methods: the methodology is based on narrative medicine, employing interviews and direct testimonies to provide an authentic perspective on illness. The use of metaphors, euphemisms, and evocative imagery helps to make suffering more comprehensible, facilitating dialogue and strengthening the therapeutic alliance.
Results: the analysis of narratives highlights how autopathography helps patients process their experiences, express fears, hopes, and difficulties, ultimately improving the quality of care. Metaphors transform suffering into a journey or a battle, fostering resilience and a sense of participation.
Discussion: narrative medicine humanizes care and fosters dialogue between patients and healthcare professionals. The use of the first-person perspective and specific linguistic strategies strengthens the emotional bond and enhances the understanding of illness.
Conclusions: narration proves to be a fundamental therapeutic tool, fostering self-determination and a more empathetic view of medicine, transforming illness into a shared and meaningful experience.
Autore per corrispondenza: comunicazioni@istitutosantachiara.it