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Ethics and savings in healthcare: two irreconcilable terms?
Graziano Conti
DOI: 10.48291/SISA.62.2.1
Etica e risparmio in sanità: due termini inconciliabili?
Ethics and savings in healthcare: two irreconcilable terms?
Graziano Conti
DOI: 10.48291/SISA.62.2.1
Sempre più frequentemente di fronte ad un Servizio Sanitario socialmente insostituibile ma economicamente insostenibile v’è il richiamo spasmodico e sovente fine a se stesso alla riduzione delle spese e al risparmio. Non che in passato non vi fosse già questa attenzione.
“Non si può pensare alla sanità come azienda, alla salute come prodotto, al paziente come cliente”. Queste le parole pronunciate dall’allora Arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, quando parlò di etica e salute davanti ad una platea attenta e silenziosa, nell’Aula Magna della Sapienza di Roma in occasione della prima giornata della Conferenza Nazionale della Sanità.
Era il 1999, quasi venti anni fa, e il cardinale Martini pur sottolineando la necessità di ritoccare lo stato sociale, rappresentava l’esigenza di non smantellarlo e abbandonarlo ai meccanismi di mercato. Quaranta anni fa, quando nacque il Servizio Sanitario Nazionale il principio fondante della legge 833/78 era: da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo le sue necessità. L’ingresso delle categorie economiche ha fatto sì che quel principio si modificasse in: da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo le sue necessità, fino al limite permesso dalle risorse disponibili.
Era in fondo il passaggio dai “Livelli uniformi di assistenza” ai “Livelli essenziali di assistenza”. Ma come ci siamo arrivati? La medicina moderna ha vissuto lo sviluppo della capacità tecnologica, l’aumento della complessità delle decisioni cliniche e la difficoltà di offrire una informazione corretta ed adeguata ai pazienti; al contempo lo stesso sviluppo della tecnologia e della specializza zione in medicina, sebbene abbia aumentato i successi e anche l’evoluzione del concetto di salute, ha però accresciuto la distanza tra medico e paziente. Conseguentemente ha introdotto l’economia industriale e nuovi problemi etici. Ma con la medicalizzazione abbiamo assistito alla trasformazione di fenomeni che non appartengono necessariamente alla medicina in problemi medici. La medicina si è trovata ad inglobare nel suo terreno settori sempre più ampi di disagio che, per la sua stessa natura, tende a medicalizzare, mentre dovrebbero essere affrontati con diverse misure.
Il paradosso, drammatico e un po’ beffardo, della medicalizzazione della società è che esso non produce una comunità sana, ma una società malata. Una società medicalizzata è, inevitabilmente, una comunità costituita da persone i cui bisogni sanitari aumentano a dismisura, e l’offerta, inevitabilmente, condiziona la do- manda.
Dall’altro lato infatti vi è il rafforzamento di una medicina specialistica o ultraspecialistica. La specializzazione della medicina è il segno tangibile del progredire delle conoscenze scientifiche e del contemporaneo apparire di strumenti diagnostici e terapeutici derivati dalla applicazione scientifica. Ma la specializzazione è separazione: separazione tra assistenza e terapia con le conseguenti difficoltà di comunicazione e con una maggiore distanza tra medico e malato e porta al diffondersi di tecnologie e strumenti sempre più precisi, probabilmente più validi, ma sicuramente più costosi.
Nello stato sociale la sanità è un servizio pubblico e qualsiasi cittadino dovrebbe poter ricevere l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno indipendentemente dal tipo di attività che svolge. In questo contesto il medico è abituato ad agire secondo il principio di beneficialità, il paziente richiede il rispetto del principio di autonomia, il terzo pagante si regola secondo un principio diverso dalla beneficialità del medico e dell’autonomia del malato: il principio delle terze parti, ovvero della società, che è, o dovrebbe essere, quello dell’equità. Con l’intervento attivo dello stato in ambito socio – sanitario prende corpo un rapporto medico paziente non più lineare ma triangolare. Dei tre principi, diversi tra di loro, autonomia e beneficialità riguardano il bene individuale della persona, mentre la equità tende al bene comune e, spesso, sono conflittuali. Altrimenti, le scelte di economia sanitaria tradotte nel concreto significherebbero opportunità di salute offerte ad alcuni cittadini e sottratte ad altri soprattutto in una Regione, come la nostra, che nei quaranta anni che ci separano dalla istituzione del SSN ha visto notevolmente modificata la sua demografia (tabelle 1 e 2) con conseguenti problematiche sociali e sanitarie legate alle polipatologie, alla cronicità, alla non autosufficienza.
L’etica medica non è abituata a ragionare con le categorie dell’economia che perseguono un obiettivo utilitaristico, computando i costi e i benefici e utilizzando le teorie delle decisioni razionali e si trova costretta in breve tempo a utilizzare strumenti dei quali capisce poco l’uso e il consumo.
Tabella 1- Popolazione sopra i 65 anni in Umbria, 1978
Tabella 2- Popolazione sopra i 65 anni in Umbria, 2017
Così il medico del SSN, con qualsiasi rapporto di lavoro operi, si trova nella difficile posizione di essere medico di fiducia del singolo assistito, con tutto ciò che questo comporta in un rapporto duale e, dall’altra parte, fiduciario del sistema di cui deve garantire funzionamento, efficienza, e sopravvivenza.
In questo scenario irrompe il concetto di appropriatezza.
- Secondo il dizionario Zingarelli è “appropriato” ciò che risulta adeguato, ad esempio a una circostanza, preciso, ad esempio in risposta a determinati bisogni, calzante, soprattutto con riferimento a espressioni verbali o linguistiche, opportuno, aggiungendo ai significati precedenti una sfumatura di buon senso o buon gusto.
- In generale, al centro del concetto risiede dunque l’idea che un’espressione verbale o un comportamento, ma anche un’azione, una scelta, una decisione, sia appropriata quando risulti “adatta, conveniente, giusta” per la situazione in cui si verifica.
- Il concetto di appropriatezza che si è andato sviluppando nell’ambito dei servizi e dell’assistenza sanitaria trova ovvie radici in questi significati; in termini più specifici, una cura può considerarsi appropriata quando sia associata a un beneficio netto o, più precisamente, quando è in grado di massimizzare il beneficio e minimizzare il rischio al quale un paziente va incontro quando accede a determinate prestazioni o servizi. Secondo la definizione RAND: una procedura è appropriata se:
– il beneficio atteso, ad esempio un aumento della aspettativa di vita, il sollievo dal dolore, la riduzione dell’ansia, il miglioramento della capacità funzionale, supera le eventuali conseguenze negative come mortalità, morbosità, ansia, dolore, tempo lavorativo perso, con un margine sufficientemente ampio, tale da ritenere che valga la pena effettuarla. Al contrario, viene considerata inappropriata una procedura il cui rischio sia superiore ai benefici attesi.
Nel Glossario del nostro Ministero della Salute, infine: – L’appropriatezza definisce un intervento sanitario quale esso sia preventivo, diagnostico, terapeutico, riabilitativo, correlato al bisogno del paziente o della collettività, fornito nei modi e nei tempi adeguati, sulla base di standard riconosciuti, con un bilancio positivo tra benefici, rischi e costi.
Peccato che quello stesso Ministero con il Decreto 9 Dicembre 2015, cosiddetto Decreto Lorenzin, abbia dato una diversa interpretazione al concetto. Si indicava ai medici, per decreto, confondendo criteri di erogabilità ed appropriatezza, una c.d. appropriatezza prescrittiva per indagini e prestazioni minuziosamente elencate in 208 esami diagnostici, indagini radiologiche e prestazioni odontoiatriche, peraltro con macroscopici svarioni sotto l’aspetto clinico e scientifico, al fine di contenere la spesa, con minaccia di sanzioni patrimoniali ai sanitari prescrittori.
Con questo non si può dire che non ci siano spazi per una maggiore attenzione alle spese. Proprio nel Maggio di quest’anno l’OMS ha pubblicato il suo primo Essential Diagnostics List, un catalogo dei test necessari per diagnosticare le condizioni più comuni e una serie di malattie prioritarie globali. L’elenco è costituito da 113 esami: 58 test elencati sono per il rilevamento e la diagnosi di una vasta gamma di condizioni comuni, fornendo un pacchetto essenziale che può costituire la base per lo screening e la gestione dei pazienti e delle principali patologie. I rimanenti 55 test sono progettati per l’individuazione, la diagnosi e il monitoraggio di malattie “prioritarie” come l’HIV, la tubercolosi, la malaria, l’epatite B e C, il papillomavirus umano e la sifilide. In un periodo come il nostro della nuova mania della corsa ai test genetici, del consumo sfrenato di TAC e risonanze è un notevole richiamo alla ragione e alla ragionevolezza. In fondo come quando una quarantina di anni fa la stessa OMS pubblicò l’elenco dei farmaci essenziali, intendendo che ve ne fossero di “non essenziali”.
Ed è a proposito di farmaci che se confrontiamo ad esempio i dati per la spesa per farmaci (tabella 3), che non rappresenta la voce più importante per il FSN, ma quella più facilmente documentabile, tra le varie regioni, notiamo una variabilità che non trova corrispettivo con i dati di morbosità e mortalità e ci accorgiamo che ci sono reali spazi di miglioramento.
Se poi confrontiamo (tabella 4) i dati della P.A. di Bolzano (spesa minore) con la media nazionale, con quelli della Liguria (spesa maggiore) e con quelli dell’Umbria, soprattutto nella prima colonna, che è quella che incide sulla spesa pubblica, il concetto ne esce rafforzato. Tutto è possibile, a patto che siano chiari i nostri principi e cioè che:
nazionale, con quelli della Liguria (spesa maggiore) e con quelli dell’Umbria, soprattutto nella prima colonna, che è quella che incide sulla spesa pubblica, il concetto ne esce rafforzato. Tutto è possibile, a patto che siano chiari i nostri principi
e cioè che:
Tabella 3- Spesa per farmaci pro capite 2016: tutte le regioni
- l’appropriatezza, è patrimonio della professione;
- richiede la necessità di applicare il ragionamento clinico e comporta una assunzione di responsabilità nel rispetto della persona che curiamo, come soggetto unico e irripe tibile tenendo conto della sostenibilità del sistema. È in fondo quello che è scritto nell’Art. 13 del Codice di Deontologia Medica: Prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità e deve far seguito a una diagnosi circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico. La prescrizione deve fondarsi sulle evidenze scientifiche disponibili, sull’uso ottimale delle risorse e sul rispetto dei principi di efficacia clinica, di sicurezza e di appropriatezza. Questo articolo è fondamentale all’interno del codice ed è da ritenere, indubbiamente, punto di snodo dell’intero impianto codicistico. È stato uno degli articoli maggiormente approfonditi proprio per la significatività degli elementi contenuti nel testo stesso, primo fra tutti l’introduzione del principio dell’uso appropriato delle risorse economiche, principio che non può, comunque, condizionare
l’autonomia del medico nelle appropriate scelte diagnostiche e terapeutiche. Si tratta di un principio voluto proprio perché rispondente a indirizzi e scelte ormai acquisiti a livello nazionale e internazionale. In questo senso è stata sottolineata la necessità di una equa allocazione delle risorse economiche a disposizione, anche attraverso la responsabilizzazione del medico, nell’interesse dell’intera collettività.
Già nel Manifesto di Bioetica Laica del 1996 il quarto principio recitava:
“… Garantire a ogni individuo un accesso a cure mediche che siano dello standard più alto possibile, relativamente alla società nella quale egli vive e alle risorse disponibili. Si tratta di una conseguenza di quella idea di equità che ispira i rapporti sociali nelle democrazie moderne, e che rispetta sia i sentimenti di libertà sia i sentimenti di eguaglianza profondamente diffusi tra i cittadini… Se all’equità non verrà dato un contenuto reale i progressi delle tecnologie biomediche rischiano di non diventare accessibili ai membri più deboli della società”. L’appropriatezza così intesa è prioritariamente un dovere etico e professionale per il me- dico e non può essere imposta per legge in quanto costituente della professione. È la classe medica che deve rivendicare l’appropriatezza, e la necessità di fare investimenti veri, uscendo dalla logica secondo la quale il risparmio è la fonte degli investimenti. Il pareggio di bilancio, per il decisore politico e gli amministratori, deve essere il mezzo per ottimizzare l’uso delle risorse, non l’unico fine da perseguire. L’appropriatezza delle cure non genera in assoluto risparmi immediati, ma migliore assistenza, ed è questo il nostro obiettivo.
E se ciò non bastasse ce lo ricorda la Sentenza della Corte di Cassazione – Sezione Penale, IV – N. 8254 / 2011: “A nessuno è consentito anteporre la logica economica alla logica di tutele della salute, né diramare direttive che, nel rispetto della prima, pongano in secondo piano le esigenze dell’ammalato … Prima di tutto i medici devono rispondere al loro codice deontologico in base al quale hanno il dovere di anteporre la salute del malato a qualsiasi altra diversa esigenza e, pertanto, non sono tenuti al rispetto di quelle direttive laddove esse siano in contrasto con l’esigenza di cura del paziente, e non possono andare esenti da colpa ove se ne lascino condizionare, rinunciando al proprio compito e degradando la propria professionalità e la propria missione a livello ragionieristico”.
*Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Perugia
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Autobiography, a tool for investigating addictions
Francesco Scotti
DOI: 10.48291/SISA.62.2.2
L’autobiografia, uno strumento di indagine sulle dipendenze
Autobiography, a tool for investigating addictions
Francesco Scotti
DOI: 10.48291/SISA.62.2.2
Psichiatra, Docente della Scuola COIRAG di Roma, già Direttore del Dipartimento Salute Mentale della USL di Perugia
Parole chiave: autobiografia, servizi per le dipendenze, sociologia qualitativa, tossicodipendenza
RIASSUNTO
La sociologia qualitativa ci legittima a utilizzare, come è stato fatto in questo articolo, l’autobiografia di un tossicodipendente per illuminare l’entrata in, e l’uscita da, uno stato di dipendenza da sostanze. L’autobiografia è stata riassunta e ne sono state tratte ampie citazioni per illustrare le diverse fasi di una storia di dipendenza e caratterizzare i momenti di passaggio di significato patogenetico e patomorfosico. Il modello che ne scaturisce andrà valutato su una casistica più ampia per suggerire miglioramento nelle attività di cura.
Keywords: autobiography, service for addiction, qualitative sociology, addiction
SUMMARY
Qualitative sociology legitimizes us to use, as has been done in this article, the autobiography of a drug addicted to have a clear picture of the entry into, and exit from, a state of substance dependence. The autobiography has been summarized and extensive quotations have been drawn to illustrate the different phases of a history of dependence and to high light the road from a pathogenetic to a pathomorphological significance. The model will have to be evaluated on a higher number of cases in order to suggest improvements in care activities.
Autore per corrispondenza: francescotti@navingio.net
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Prevention of addiction in Italy: where are we?
Rosolino Vico Ricci, Luigi Ferrannini, Michele Sanza
DOI: 10.48291/SISA.62.2.3
La prevenzione delle dipendenze da sostanze in Italia: a che punto siamo?
Prevention of addiction in Italy: where are we?
Rosolino Vico Ricci*, Luigi Ferrannini**, Michele Sanza***
DOI: 10.48291/SISA.62.2.3
*Psichiatra e psicoterapeuta, già direttore del Dipartimento Dipendenze e Dipartimento Salute Mentale e SERT ASL 5 “Spezzino”, La Spezia. “Spezia Salute”
**Psichiatra, professore a contratto Università di Genova, Past Presidente Società Italiana di Psichiatria
***Direttore Unità Operativa Dipendenze Patologiche AUSL Romagna
Parole chiave: interventi di prevenzione, valutazione degli esiti, riduzione uso di sostanze, investimenti
RIASSUNTO
Dalla lettura di recenti report sull’efficacia delle attività di prevenzione emerge un quadro abbastanza deludente sia sull’uso di metodi standardizzati e valutati ex post, sia sulla reale capacità delle azioni di far invertire la tendenza, in particolare da parte dei giovani, a ridurre i consumi di sostanze. Tale osservazione viene qui sostanziata con dati epidemiologici di provenienza Europea e Nazionale. Nel corso dell’ultimo decennio si rileva anche una riduzione degli impegni economici da parte dei Governi Nazionali Europei, tranne alcune eccezioni, nel settore della prevenzione dell’uso di sostanze. È probabile che la scarsa efficacia delle azioni ed i minori investimenti possano contribuire assieme ad altri fattori socio – demografici, qui non considerati, al non contenimento del consumo di droghe. Infine si esprimono alcune considerazioni in merito alla probabile maggiore efficacia delle azioni di contrasto alle droghe se si rispettassero alcune delle acquisizioni in relazione ai fattori di rischio per l’uso di sostanze.
Key words: prevention, evaluation of outcomes, reduction of substances abuse, resources
SUMMARY
The reading of scientific reports on the effectiveness of prevention actions reveals a rather disappointing picture both on the use of standardized and ex post evaluated methods, and on the real capacity of actions to make the trend reverse, in particular among young people, to reduce the consumption of substances. This observation is here substantiated by epidemiological European and national data. During the last decade there has also been a reduction in economic commitments by the European National Governments, with a few exceptions, in the field of substance use prevention. It is probable that the low effectiveness of the actions and the lower investments can contribute together with other socio – demographic factors, not considered here, to the non-containment of the consumption of drugs. Finally, some considerations are expressed regarding the probable greater effectiveness of actions to combat drug if some of the acquisitions in relation to risk factors for substance use were respected.
Autore per corrispondenza: aferrannini@libero.it
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Interdisciplinary education: experience from an elective global health course
Gloria Raguzzoni, Andrea Ubiali, Sara Bontempo Scavo, Ardigò Martino
DOI: 10.48291/SISA.62.2.4
Formazione interdisciplinare: l’esperienza di un corso elettivo di salute globale
Interdisciplinary education: experience from an elective global health course
Gloria Raguzzoni*, Andrea Ubiali*, Sara Bontempo Scavo*, Ardigò Martino*
DOI: 10.48291/SISA.62.2.4
*Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale (CSI), Università di Bologna
Parole chiave: formazione interdisciplinare, curriculum nascosto, salute globale
RIASSUNTO
Obiettivi: analizzare l’esperienza di formazione interdisciplinare e partecipativa nell’ambito di un corso elettivo di salute globale.
Metodi: lo studio è basato sulla metodologia della ricerca-formazione-intervento partecipata, applicata alla didattica interdisciplinare. Il corso, diretto agli studenti di tutte le discipline, si è svolto presso l’Università di Bologna nell’anno accademico 2016/17. Sono stati utilizzati diversi strumenti di valutazione qualitativa: osservazione partecipante, schede di gradimento e focus group.
Risultati: hanno partecipato al corso 37 studenti, eterogenei per anno di corso, provenienza geografica e ambito disciplinare (prevalentemente medicina e antropologia). L’analisi delle dinamiche del corso si è condensata su quattro aree tematiche (setting interdisciplinare, contenuti didattici, sviluppo di soft skills, partecipazione degli studenti), cercando di far emergere, per ciascuna area, gli elementi favorenti e quelli ostacolanti. Strategie specifiche possono essere messe in atto per affrontare gli elementi individuati, ma non tutte sono applicabili in un contesto sperimentale come quello di un corso elettivo.
Conclusioni: interventi di formazione interdisciplinare sono ben accolti dagli studenti, ma si scontrano con molteplici elementi ostacolanti derivanti da un ambiente universitario di tipo monodisciplinare. Per superare efficacemente questi ostacoli è opportuno passare dalla fase di sperimentazione a quella di implementazione strutturale.
Key words: interdisciplinary education, hidden curriculum, global health
SUMMARY
Objectives: to analyse the interdisciplinary and participative education experience of a global health course.
Methods: the study is based on the participatory training-action-research methodology, applied to interdisciplinary education. The course, open to students from all faculties, took place at the University of Bologna in the academic year 2016/17. Different qualitative methodologies have been used: participant observation, satisfaction survey and focus group.
Results: the course involved 37 students, heterogeneous for year of study, provenance and discipline (mainly medicine and anthropology). Thematic analysis of learning dynamics showed four main areas: interdisciplin- ary setting, educational contents, development of soft skills and students’ participation. Each area was then explored in order to detect impeding and supporting elements. Specific strategies can be implemented in order to address these elements, not all of them, though, are applicable to an experimental context like an elective course.
Conclusions: interdisciplinary education interventions are appreciated by students, but they collide with many impeding factors, mainly related to the monodisciplinary academic context. In order to effectively overcome these obstacles, a shift from the experimental phase to a structural one is advised.
Autore per corrispondenza: gloria.raguzzoni@gmail.com
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Health diary. Well-being promotion among pre-adolescents
Franca Beccaria, Antonella Ermacora, Laura Marinaro, Antonella Roggero, Emanuela Rabaglietti
DOI: 10.48291/SISA.62.2.5
Diario della Salute. Percorsi di promozione del benessere tra i pre-adolescenti
Health diary. Well-being promotion among pre-adolescents
Franca Beccaria*, Antonella Ermacora*, Laura Marinaro**, Antonella Roggero**, Emanuela Rabaglietti***
DOI: 10.48291/SISA.62.2.5
* Eclectica, Istituto di ricerca e formazione, Torino
** Dipartimento di Prevenzione, ASL CN2
*** Dipartimento di Psicologia, Università di Torino
Parole chiave: programma scolastico, benessere, adolescenza, studio randomizzato, promozione della salute
RIASSUNTO
Obiettivi: il programma “Diario della Salute” si rivolge ai ragazzi e alle ragazze tra i 12 e i 13 anni con l’obiettivo di promuovere il benessere attraverso il potenziamento delle competenze emotive e sociali e il miglioramento della relazione genitore-figlio. L’articolo fornisce la descrizione metodologica del programma e una breve sintesi della valutazione.
Metodi: formazione degli insegnanti. Percorsi informativi-formativi per genitori. Somministrazione del programma a un campione randomizzato di adolescenti con uno studio caso-controllo. Allo studio di valutazione hanno partecipato 60 scuole, 130 classi. Su un campione totale di 2.078 casi, 1.030 studenti appartengono al gruppo di intervento, 1.048 al gruppo di controllo.
Risultati: l’immagine rilevata corrisponde a un campione di pre-adolescenti che dichiara di sentirsi in salute e di stare bere. L’aumento maggiore nella frequenza di percezione di umore basso nel gruppo di intervento può essere interpretato come effetto di una maggiore conoscenza e consapevolezza di sé e dei propri stati emotivi interni in seguito all’intervento. I soggetti del gruppo di intervento, in particolare le ragazze, hanno acquisito una maggiore capacità di riconoscere le proprie emozioni e i propri vissuti, e anche maggiori capacità interpersonali ed empatiche nel relazionarsi con altri significativi. Tra le variabili di esito secondarie si evidenza una minore propensione a fumare nel gruppo di intervento.
Conclusioni: complessivamente, il progetto realizzato costituisce un’esperienza innovativa nel panorama italiano sia per lo sforzo in termini di valutazione dell’intervento sia per il lavoro di messa in rete di soggetti (operatori sanitari, funzionari istituzionali, insegnanti, ecc.) che a vario titolo si occupano di preadolescenti in ambito scolastico.
Key words: school-based program; well-being; adolescence; quasi-randomized controlled trial; health promotion
SUMMARY
Objectives: diario della salute is a school-based program aiming to promote Italian 12-13 years old children well-being through the strengthening of emotional and social skills and the improvement of parent-child relationship. The article provides a methodological description of the program and a brief summary of the evaluation. Methods: teacher Training. Informative and educational meetings for parents. Program running to a sample of teenagers with a randomized controlled study. 60 schools and 130 classes participated in the evaluation study. Total of 2,078 cases, 1,030 students belong to the intervention group, 1,048 to the control group.
Results: a sample of pre-teens who declare to feel healthy. The greater increase in the frequency of low mood perception in the intervention group can be interpreted as the effect of higher self-knowledge and self-awareness and of internal emotional states following the intervention. The intervention group, espe- cially the girls, acquired greater ability to recognize his own emotions and experiences, and also greater interpersonal and empathic skills in dealing with other significant people. Among the secondary outcome variables, there is evidence of lower smoking incidence in the intervention group.
Conclusions: the project is an innovative experience in the Italian landscape both for the effort in terms of intervention evaluation and the work of networking of different subjects dealing with pre-teenagers (healthcare professionals, institutional officials, teachers, etc.).
Autore per corrispondenza: beccaria@eclectica.it
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A health promoting catering school: changing process made of training, relations, rules and lifestyles
Silvia Masci, Fabiola Stuto, Virginio Beacco, Roberta Sabbion
DOI: 10.48291/SISA.62.2.6
Una scuola alberghiera che promuove salute. Un processo
di cambiamento tra formazione, relazioni, regole e stili di vita
A health promoting catering school: changing process made of training, relations, rules and lifestyles
Silvia Masci*, Fabiola Stuto**, Virginio Beacco***, Roberta Sabbion****
DOI: 10.48291/SISA.62.2.6
*Psicologa referente della promozione della salute, Dipartimento delle Dipendenze. Aas5 Pordenone
**Dirigente Biologo spec. Scienza dell’alimentazione, SIAN, Dipartimento di Prevenzione. Aas5
***Responsabile del progetto, Dipartimento delle Dipendenze AAS.5
****Direttore del Dipartimento delle Dipendenze. AAS.5
Parole chiave: scuola alberghiera, promozione della salute, educazione permanente, adolescenti, stili di vita, relazioni interpersonali
RIASSUNTO
Obiettivi: favorire la cultura di una “Scuola alberghiera che promuove salute” integrando, in modo continuativo nel tempo, educazione, formazione e norme sul tema dell’alimentazione, del benessere e degli stili di vita sani, attraverso relazioni costruttive tra docenti e studenti.
Metodi: è stata utilizzata una metodologia attiva, partecipativa ed esperienziale: incontri formativi rivolti ai docenti e agli operatori scolastici sui temi del benessere e degli stili di vita sani, alimentari e non, da trasferire agli studenti; laboratori sulla promozione di uno stile di vita senza fumo di tabacco; laboratori culinari; laboratori di benessere personale e relazionale; creazione e degustazione di ricette e bevande sane durante la “Giornata della Salute”; questionario sulle conoscenze dei docenti nei confronti della salute; questionario per gli adolescenti sul benessere “Warwick Edinburgh Mental Wellbeing Scale”.
Risultati: è stato avviato un processo di sensibilizzazione nei docenti e personale scolastico sui temi della salute e del benessere che ha favorito un miglioramento della qualità degli interventi educativi e che ha permesso ai docenti e agli operatori scolastici di riconoscere il valore dei temi della salute nella scuola. Emerge però la necessità di aumentare nei docenti alcune conoscenze, in modo da garantire agli studenti un percorso educativo che sappia sviluppare le loro abilità personali e relazionali e i comportamenti responsabili in riferimento alle loro scelte.
Key words: professional catering schools, health promotion, lifelong education, adolescents, healthy lifestyles, relationships
SUMMARY
Objectives: the purpose is to enhance a “Health-promoting professional catering school” by integrating education, training and standards on the theme of nutrition, well-being and healthy lifestyles, through a constructive relationship between teachers and students.
Methods: the experience was based an active, participatory and experiential method: workshops on well-being and healthy lifestyles as a whole not just concerning food for teachers and school staff, so as to transfer these contents to the students; workshops on promoting smoke-free lifestyles; cooking classes; discussion groups on personal well-being and healthy relations; development of healthy recipes and beverages to be tasted during the event called “ The Health Day”. Moreover, the teachers were tested on their knowledge about health issues, while all adolescents completed the “Warwick Edinburgh Mental Wellbeing Scale” questionnaire on wellbeing.
Results: teachers and the school staff have become aware about topics such as health and well-being, so that the quality of educational activities has been improved. Furthermore, teachers and the school staff have acknowledged the importance of pursuing health topics within the school environment. However, it is necessary to increase some knowledge in teachers, in order to guarantee students an educational path that can develop their personal life skills and safe behaviors.
Autore per corrispondenza: silvia.masci@aas5.sanita.fvg.it
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Project diabetes: organization of type 2 diabetes health-care by an integrated chronic disease management in the local health authority
Alessandra Rocca, Alfredo Notargiacomo
DOI: 10.48291/SISA.62.2.7
Il progetto diabete: percorso di sanità di iniziativa nell’Azienda USL Umbria 1
Project diabetes: organization of type 2 diabetes health-care by an integrated chronic disease management in the local health authority
Alessandra Rocca*, Alfredo Notargiacomo**
DOI: 10.48291/SISA.62.2.7
*Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Perugia
**Azienda USL Umbria 1 – Referente aziendale Progetto Diabete
Parole chiave: diabete mellito di tipo 2, sanità di iniziativa, cure primarie, gestione della cronicità
RIASSUNTO
Introduzione: l’aumento della prevalenza del diabete mellito di tipo 2 ha un impatto rilevante sulla salute pubblica. Una corretta gestione della malattia, attuata dagli stadi iniziali, permette di prevenire l’insorgenza e la progressione delle complicanze; l’assistenza alle persone con diabete può quindi essere considerata un modello per la gestione della cronicità.
Obiettivi: il progetto diabete, attuato nell’Azienda USL Umbria 1, nasce dall’attuazione del percorso dia- gnostico-terapeutico-assistenziale (PDTA) regionale che recepisce il “Piano Nazionale sulla malattia dia- betica” del 2013. Il percorso prevede l’applicazione di un modello organizzativo basato sui principi del “Chronic Care Model” e caratterizzato dalla gestione integrata e attiva dei pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 in controllo metabolico e senza danni d’organo, attraverso la formazione di un team multidisciplinare che coinvolge principalmente medici di medicina generale (MMG), infermieri dei Centri di Salute e delle medicine di gruppo coinvolte, medici diabetologi e medici di distretto. Gli obiettivi principali sono il miglioramento della presa in carico dei pazienti, la continuità delle cure, lo sviluppo dell’autonomia decisionale dei pazienti e il supporto all’autocura.
Metodi: al progetto, iniziato operativamente il 28 novembre 2015, partecipano 65 MMG afferenti a 16 medicine di gruppo del territorio dell’Azienda USL Umbria 1. La partecipazione prevede per ogni medico la selezione dei pazienti diabetici che rientrano nei criteri di eleggibilità e la loro presa in carico attraverso l’effettuazione su chiamata attiva di visite periodiche, insieme al personale infermieristico; la visita prevede la valutazione clinica e metabolica del paziente e il counselling relativo a stili di vita, utilizzo del glucometro, assunzione dei farmaci. Le sedute dedicate sono monitorate attraverso la raccolta dei dati riguardanti i parametri rilevati, che hanno permesso il calcolo degli indicatori previsti nel PDTA regionale.
Risultati: i pazienti entrati nel percorso di sanità di iniziativa sono 897, con età media 68 anni e rapporto M/F 1,17. Nelle visite effettuate è stata svolta attività di counselling sugli stili di vita nel 95% dei casi (IC 95%: 93,42-96,77) e sono state fornite informazioni sull’uso del glucometro nell’87% dei casi. Il valore di emoglobina glicata è stato misurato almeno 1 volta/anno nel 98% dei casi (IC 95%: 97,42-99,37) e almeno 2 volte/anno nell’84% dei casi (IC 95%: 81,58-87,22), e nell’83% dei casi (IC 95%: 80,29-86,11) l’ultimo valore era inferiore al 7,5%; la funzionalità renale è stata valutata almeno 1 volta/anno in circa l’83% dei casi (IC 95% 80,29-86,11) ed il profilo lipidico in circa l’88% dei casi (IC 95% 86,47-91,46).
Conclusioni: i dati raccolti durante l’anno hanno delineato un quadro di stabilità clinico-metabolica dei pazienti che partecipano al percorso di sanità di iniziativa. Il paziente compensato preso in carico ha le caratteristiche per essere seguito nel setting della Medicina Generale, nell’ottica di una razionalizzazione delle risorse, ricorrendo al centro specialistico in caso di variazioni del quadro clinico-metabolico. Il percorso sta attualmente proseguendo con il passaggio alla fase successiva che prevede il coinvolgimento di nuovi pazienti e di altre medicine di gruppo.
Keywords: type 2 diabetes mellitus, proactive medicine, primary care, chronic disease management
SUMMARY
Introduction: The increase in the prevalence of type 2 diabetes mellitus has a significant impact on public health. Proper management of the disease, carried out from the initial stages, allows to prevent the onset and progression of complications; healthcare for people with diabetes can therefore be considered a model for chronic disease management. Objectives: the project diabetes, implemented in the local health authority “USL Umbria 1”, is the result of the implementation of a regional clinical pathway created on the basis of the 2013 National Plan on Diabetic Disease. The pathway involves the application of an organizational model based on the principles of the “Chronic Care Model “, characterized by an integrated and pro-active management of patients with type 2 diabetes mellitus in metabolic control and without organ damage; it requires the formation of a multidisciplinary team involving mainly General Practitioners (GPs), primary care nurses, diabetes spe- cialists. The main goals are the improvement of chronic disease management, continuity of care, patients’ decision-making process and support to self-management.
Methods: the project started on November 28th 2015 and includes 65 GPs belonging to 16 groups in the area of the local health authority “USL Umbria 1”. Participation involves for each physician the selection of eligible diabetic patients and follow-up through an on-call service of periodic visits, together with the nursing staff. During the visit the team performs patient’s clinical and metabolic evaluation and counselling on lifestyle, glucometer use, and drug therapy. Dedicated sessions are monitored by collecting the detected parametres, which have allowed the calculation of the indicators included in the regional clinical pathway.
Results: patients participating in the clinical pathway are 897, with an average age of 68 years and a M/F ratio of 1.17. During the visits, counselling on lifestyle was provided in 95% of cases (IC 95 %: 93.42-96.77) and information on the use of the glucometer was provided in 87% of cases. The glycated hemoglobin was measured at least once a year in 98% of cases (95% CI: 97.42-99.37) and at least 2 times/year in 84% of ca- ses (95% CI: 81, 58-87,22), and in 83% of cases (95% CI: 80,29-86,11) the last value was less than 7,5%; renal function was evaluated at least once a year in approximately 83% of cases (95% CI: 80.29-86.11) and lipid profile in approximately 88% of cases (95% CI: 86.47 -91.46).
Conclusions: data collected during the year outlined a clinical and metabolic stability for patients of the clinical pathway. The patient with compensated diabetes can be treated in the setting of General Medicine, also considering rationalisation of resources, with the help from the specialist center in case of need. The clinical pathway is currently ongoing and it’s moving to the next phase with the involvement of new pa- tients and other groups of GPs.
Autore per corrispondenza: alessandraroccak@gmail.com
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Between chronicity and sustainability. Population Health Management in the project of the Local Health Unit Tuscany South East
Simona Dei, Agnese Verzuri, Maria Giovanna D’Amato, Anna Canaccini, Nicola Nante, Gloria Bocci, Roberto Turillazzi, Enrico Desideri
DOI: 10.48291/SISA.62.2.8
Tra cronicità e sostenibilità. Il Population Health Management nel progetto dell’Azienda Usl Toscana Sud Est
Between chronicity and sustainability. Population Health Management in the project of the Local Health Unit Tuscany South East
Simona Dei*, Agnese Verzuri**, Maria Giovanna D’Amato*, Anna Canaccini*, Nicola Nante**, Gloria Bocci**, Roberto Turillazzi*, Enrico Desideri*
DOI: 10.48291/SISA.62.2.8
*Azienda USL Toscana Sud Est
**Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università di Siena
Parole chiave: population health management, malattie croniche, reti cliniche
RIASSUNTO
Obiettivi: l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della prevalenza di condizioni di cronicità e multi-morbidità, richiedono una presa in carico multidimensionale e a lungo termine dell’assistito e portano a riorientare un sistema “ospedalocentrico” verso un sistema di “rete di servizi”. Obiettivo di questo lavoro è descrivere un modello di medicina proattiva per la gestione della cronicità, complessità e fragilità, in accordo con i principi del « Population Health Management» (HPM), con le indicazioni della Regione Toscana e del Piano Nazionale della Cronicità che si sta sviluppando nell’Azienda USL Toscana Sud-Est: il progetto “Reti Cliniche Integrate e Strutturate”.
Metodi: declinando e contestualizzando i principi dell’HPM, i requisiti organizzativi di questo nuovo modello di gestione della cronicità sono rappresentati da:
- costituzione di team multi professionali
- valutazione multidimensionale da parte del team dei bisogni clinici e socio-assistenziali
definizione di PDTA personalizzati “pro-attivi” di assistenza per ogni paziente
- individuazione in ogni AFT di Medici di Medicina Generale “Esperti”
- dotazione delle AFT di diagnostica di I livello
- individuazione di specialisti di riferimento
- riorganizzazione complessiva “strutturata” del territorio tra cure primarie e specialistiche
- progettazione di un sistema informativo abilitante per lo scambio di documenti socio-sanitari (telecon sulto, telemedicina, telerefertazione).
Risultati e conclusioni: il progetto “Reti cliniche integrate e strutturate”, deliberato in Azienda nel 2016 sta iniziando ad essere applicato in alcune zone dell’Azienda. Pertanto non si può parlare ancora di risultati del progetto, ma riportiamo i risultati di uno studio considerato esperienza pilota delle reti integrate tra i medici di medicina generale e gli specialisti che ha portato ad una riduzione di prestazioni specialistiche e del tasso di ospedalizzazione per cardiopatia ischemica.
Key words: population health management, chronic disease, clinical networks
SUMMARY
Objectives: the ageing population and the increase of the prevalence of the chronic and multi-mor- bidity conditions, require a multi-dimensional and long-term care of the assisted and lead to re- orient an “hospital-centered” towards a “network of services” system. The aim of this work is to describe a model of proactive medicine for the management of chronic, complexity and fragile, in accordance with the principles of “Population Health Management” (PHM), with the indications of the Tuscany Region and with the National Chronic Plan that is being implemented in the Local He- alth Agency Tuscany South-East: the project named “Integrated and Structured Clinical Networks”. Methods: by declining and contextualizing PHM principles, the organizational requirements of this new chronic management model are represented by:
- establishment of multi-professional teams
- multidimensional needs evaluation by the team of clinical and social assistance
- definition of personalized “pro-active” PDTAs for each patient
- identification in every AFT “Experts” General Practitioners
- provision of I-level diagnostic AFTs
- identification of reference specialists
- “Structured” overall reorganization of the territory between primary and specialized care
- design of an enabling information system for the exchange of socio-health documentation (teleconsultation, telemedicine)
- Results: the project “Integrated and structured clinical networks”, approved in 2016, is starting to be
- applied in some areas of the Local Health Agency. Therefore we cannot talk about the results of the
- project, but we report the results of a study considered as a pilot experience of integrated networks
- between general practitioners and specialists that led to a reduction in specialist services and the rate of
- hospitalization for ischemic heart disease.
Autore per corrispondenza: agneverzuri@gmail.com
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“Get in motion the third age”: a pilot project for active and healthy ageing
Claudia Ranucci, Melissa Finali, Emanuele Chiodini, Elisa Reginato, Roberto Pippi, Cristina Aiello, Alberto Tirimagni, Natalia Piana, Livia Buratta, Attilio Solinas, Pierpaolo De Feo, Carmine Fanelli
DOI: 10.48291/SISA.62.2.9
“Metti in moto la terza età”: un progetto pilota per un invecchiamento attivo e in buona salute
“Get in motion the third age”: a pilot project for active and healthy ageing
Claudia Ranucci*, Melissa Finali*, Emanuele Chiodini*,
Elisa Reginato*, Roberto Pippi*, Cristina Aiello*,
Alberto Tirimagni*, Natalia Piana*, Livia Buratta*,
Attilio Solinas**, Pierpaolo De Feo*, Carmine Fanelli*
DOI: 10.48291/SISA.62.2.9
*HealthyLifestyleInstitute, C.U.R.I.A.Mo (Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria), University of Perugia, Via G. Bambagioni, 19 06126 Perugia, Italy.
**Third Permanent Advisory Commission, Umbria Region
Parole chiave: Invecchiamento attivo ed in salute, Stile di vita, Dieta Mediterranea, Qualità della vita correlate alla salute
RIASSUNTO
Obiettivi: l’aspettativa di vita nella popolazione mondiale è aumentata nel corso degli ultimi anni e nella regione europea il tasso di invecchiamento è il più alto al mondo e questo rende necessari interventi che possano garantire un invecchiamento di successo e la prevenzione delle patologie non trasmissibili. Come ricordato dall’OMS è necessario che a una giusta dose di movimento si associ una alimentazione sana ed equilibrata. La promozione di sani stili di vita e l’adozione di abitudini salutari può portare al raggiungi- mento di un invecchiamento di successo, migliorando parametri antropometrici, qualità delle scelte alimentari qualità della vita percepita.
Metodi: il progetto “Metti in moto la terza età” è consistito in un percorso formativo della durata di 3 mesi finalizzato a promuovere tra gli anziani la pratica di un adeguato movimento e corrette scelte alimentari, attraverso un programma di attività fisica e incontri di educazione alimentare. Nel corso del progetto sono state condotte misurazioni antropometriche (peso corporeo, circonferenza vita, altezza e BMI) e somministrati questionari per valutare l’aderenza alla dieta Mediterranea e lo stato di salute riferito.
Risultati: dall’esperienza emerge che un programma che preveda attività motoria strutturata e supervisionata da personale qualificato, insieme a incontri dedicati alla sana alimentazione, può giocare un ruolo fondamentale nel migliorare lo stato di salute percepito dalle persone anziane.
Conclusioni: la pratica costante di un’attività fisica strutturata praticata in gruppo può aiutare a prevenire il declino nell’anziano, il rischio di depressione e contribuisce a un invecchiamento di successo, grazie al contenimento del dolore, al mantenimento delle attività usuali e all’autonomia nella cura personale. L’anziano può inoltre trasferire in famiglia e in particolare ai bambini corretti stili di vita e avere un ruolo importante nella prevenzione dell’obesità infantile.
Keywords: active and healthy ageing, lifestyle, mediterranean diet, health related quality of life
SUMMARY
Objective: life expectancy in the world population has increased over the last few years and in the European region the aging rate is the highest in the world. This requires interventions that can ensure successful aging and prevent non-communicable diseases. As mentioned by the WHO, it is necessary to associate a proper dose of movement with healthy and balanced diet. Promoting healthy lifestyles and adopting healthy habits can lead to a successful aging by improving anthropometric parameters, quality of food choices and perceived quality of life.
Methods: the “Get in motion the third age” project consists in a three months lasting training course aimed at promoting the practice of proper movement and correct dietary choices in the elderly through a program of physical activity and food education. During the project, data were collected to perform anthropometric measurements (body weight, waist circumference, height and BMI) and assess adherence to the Mediterra- nean diet and reported health status.
Results: data show that a program including structured physical activity supervised by qualified personnel, together with meetings on healthy eating, can play a key role in improving the health status of the elderly.
Conclusions: the constant practice of structured in groups’ exercise can help prevent aging decline, the risk of depression and contribute to successful aging, through the containment of pain, the maintenance of the usual activities and the autonomy in personal care. The elder can also transfer to the family and particularly in children the right lifestyles and play an important role in preventing childhood obesity.
Autore per corrispondenza: claudiaranucci.diet@gmail.com, servizio.curiamo@unipg.it
RIASSUNTO
Obiettivi: l’aspettativa di vita nella popolazione mondiale è aumentata nel corso degli ultimi anni e nella regione europea il tasso di invecchiamento è il più alto al mondo e questo rende necessari interventi che possano garantire un invecchiamento di successo e la prevenzione delle patologie non trasmissibili. Come ricordato dall’OMS è necessario che a una giusta dose di movimento si associ una alimentazione sana ed equilibrata. La promozione di sani stili di vita e l’adozione di abitudini salutari può portare al raggiungi- mento di un invecchiamento di successo, migliorando parametri antropometrici, qualità delle scelte alimentari qualità della vita percepita.
Metodi: il progetto “Metti in moto la terza età” è consistito in un percorso formativo della durata di 3 mesi finalizzato a promuovere tra gli anziani la pratica di un adeguato movimento e corrette scelte alimentari, attraverso un programma di attività fisica e incontri di educazione alimentare. Nel corso del progetto sono state condotte misurazioni antropometriche (peso corporeo, circonferenza vita, altezza e BMI) e somministrati questionari per valutare l’aderenza alla dieta Mediterranea e lo stato di salute riferito.
Risultati: dall’esperienza emerge che un programma che preveda attività motoria strutturata e supervisionata da personale qualificato, insieme a incontri dedicati alla sana alimentazione, può giocare un ruolo fondamentale nel migliorare lo stato di salute percepito dalle persone anziane.
Conclusioni: la pratica costante di un’attività fisica strutturata praticata in gruppo può aiutare a prevenire il declino nell’anziano, il rischio di depressione e contribuisce a un invecchiamento di successo, grazie al contenimento del dolore, al mantenimento delle attività usuali e all’autonomia nella cura personale. L’anziano può inoltre trasferire in famiglia e in particolare ai bambini corretti stili di vita e avere un ruolo importante nella prevenzione dell’obesità infantile.
Keywords: active and healthy ageing, lifestyle, mediterranean diet, health related quality of life
SUMMARY
Objective: life expectancy in the world population has increased over the last few years and in the European region the aging rate is the highest in the world. This requires interventions that can ensure successful aging and prevent non-communicable diseases. As mentioned by the WHO, it is necessary to associate a proper dose of movement with healthy and balanced diet. Promoting healthy lifestyles and adopting healthy habits can lead to a successful aging by improving anthropometric parameters, quality of food choices and perceived quality of life.
Methods: the “Get in motion the third age” project consists in a three months lasting training course aimed at promoting the practice of proper movement and correct dietary choices in the elderly through a program of physical activity and food education. During the project, data were collected to perform anthropometric measurements (body weight, waist circumference, height and BMI) and assess adherence to the Mediterra- nean diet and reported health status.
Results: data show that a program including structured physical activity supervised by qualified personnel, together with meetings on healthy eating, can play a key role in improving the health status of the elderly.
Conclusions: the constant practice of structured in groups’ exercise can help prevent aging decline, the risk of depression and contribute to successful aging, through the containment of pain, the maintenance of the usual activities and the autonomy in personal care. The elder can also transfer to the family and particularly in children the right lifestyles and play an important role in preventing childhood obesity.
Autore per corrispondenza: claudiaranucci.diet@gmail.com, servizio.curiamo@unipg.it
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Dichiarazione di Ferrara sul ruolo delle persone in cura
Convegno “Quale ruolo della persona in cura? Relazioni di cura, innovazione digitale e cura di sé nel continuum di salute“ Ferrara, 4-5 maggio 2018
Si è tenuto a Ferrara un significativo convegno sul tema delle relazioni di cura e del ruolo dei cittadini nei percorsi sanitari organizzato dal Laboratorio “Paracelso – Studi sociali sulla salute, la cura e il benessere” dell’Università di Ferrara, diretto da Marco Ingrosso. Il Convegno di è concluso con la stesura della Dichiarazione di Ferrara.
http://www.paracelso.unife.it/index.php/notizie/20-dichiarazione-di-ferrara-sul-ruolo-delle-persone-in-cura
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World Federation of Public Health Associations, 2016
Una Carta mondiale per la salute pubblica: il sistema sanitario pubblico: ruolo, funzioni, competenze e bisogni di formazione. http://www.wfpha.org/images/Charter_WFPHA.pdf
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