.
Indice
A General Practitioner and Narrative Medicine
Tiziano Scarponi
DOI: 10.48291/SISA.62.3.1
Un medico di famiglia e la Medicina Narrativa
A General Practitioner and Narrative Medicine
Tiziano Scarponi
DOI: 10.48291/SISA.62.3.1
Quale Medico di Medicina Generale di lunga esperienza ho da sempre lavorato su salute-malattia attraverso la relazione con i miei assistiti e le storie che riportano. Da qui la mia ricerca e il mio interesse alla Medicina Narrativa. Una convergenza di metodo e strumento. Mi sono sentito pertanto coinvolto in prima persona nella costruzione di questa sezione monografica della Rivista. L’argomento è indubbiamente di grande attualità. Forse una delle tante tra le nuove tendenze? La mole delle informazioni, delle suggestioni, il bombardamento continuo di recensioni, di pubblicazioni e di stimoli proveniente dalla rete sembrerebbe confermarlo e a volte disorientarci.
Di qui la scelta di approfondire alcuni concetti per provare a rispondere ad alcune do- mande: “Tutto questo fiorire d’interesse nei confronti della Medicina Narrativa è solo moda? Rispetto al suo esordio ha avuto degli sviluppi? E, soprattutto per una rivista che ha per argomento l’educazione sanitaria e la promozione della salute, la Medicina Narrativa è pertinente o è solo uno strumento di cura per la terapia di soggetti malati?”. Non mi dilungo sull’importanza e sul valore anche terapeutico delle narrazioni da quando l’uomo è comparso sulla terra a oggi. Si dovrebbe partire dalle raffigurazioni rupestri del paleolitico, attraversare tutta la mitologia e la filosofia del mondo classico, passare attraverso le leggende e le misture di credenze di santi cristiani con i rimedi alchemici stregonici sino ad arrivare alla “separazione avvenuta tra il XVII e il XIX secolo fra la medicina-tra-la-popolazione (quella dei cerusici, monaci, apotecari) e la medicina-fra le-mura-ospedaliere. Periodo questo, in cui sono nate le grandi istituzioni (manicomi, ospedali) contemporaneamente allo sviluppo della rivoluzione industriale e della scienza positivista” (1).
Da questo momento in poi, l’interesse della medicina si è focalizzato su di un corpo biologico analizzato come un assemblaggio di organi e i suoi guasti dovevano essere ricercati con delle categorie convenzionalmente concordate: le malattie. Il risultato, pertanto, era lo studio e l’osservazione di un oggetto decontestualizzato dalla propria storia, dal proprio ambiente, dal proprio carattere e dalla propria mente.
Si deve aspettare la fine degli anni ’70 dello scorso secolo perché cambi qualcosa. Lo psichiatra statunitense George Limban Engel, forte dell’eredità di Martin Heidegger e della filosofia ermeneutica sancisce l’inseparabilità fra Soggettività e Oggettività e teorizza l’approccio biopsicosociale da affiancare a quello biomedico. Il passaggio successivo è quello dell’antropologo medico Byron Good che per primo parla di Narrative Based Medicine come modello per interpretare il “vissuto di malattia” del paziente, per arrivare ai giorni nostri con Rita Charon che definisce nello storico articolo del 2001 su JAMA gli obiettivi della Medicina Narrativa: “La Medicina Narrativa fortifica la pratica clinica con la competenza narrativa per riconoscere, assorbire, metabolizzare, interpretare ed essere sensibilizzati dalle storie della malattia: aiuta medici, infermieri, operatori sociali e terapisti a migliorare l’efficacia di cura attraverso lo sviluppo della capacità di attenzione, riflessioni, rappresentazione e affiliazione con i pazienti e i colleghi”. Da allora la Medicina Narrativa ha acquisito la piena dignità di disciplina scientifica ed è letteralmente “esplosa”. Sono nate società scientifiche e associazioni e non è più possibile contare i convegni, i congressi e le pubblicazioni sull’argomento, tanto da restare disorientati nel cercare di tirare le fila.
Questi alcuni dei problemi che si pongono e ai quali è indubbiamente complesso trovare soluzioni e risposte definitive. Tanta è stata l’esigenza di fare ordine sulla Medicina Narrativa, che l’Istituto Superiore di Sanità ha riunito un gruppo di esperti per dar vita ad una Conferenza di Consenso “Linee di indirizzo per l’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico-assistenziale, per le malattie rare e cronico-degenerative” che ha prodotto un documento definitivo di consenso (2) pubblicato con il contributo incondizionato della multinazionale del farmaco Pfizer.
In questo documento leggiamo la seguente definizione di Medicina Narrativa: “Con il termine di Medicina Narrativa (mutuato dall’inglese Narrative Medicine) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura”. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura). La Medicina Narrativa (MN) si integra con l’Evidence-Based Medicine (EBM) e, tenendo conto della pluralità delle prospettive, rende le decisioni clinico-assistenziali più complete, personalizzate, efficaci e appropriate. La narrazione del paziente e di chi se ne prende cura è un elemento imprescindibile della medicina contemporanea, fondata sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. Le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura (3). Senza dubbio come scrissi a suo tempo (4) “si è sentita l’esigenza di “normare” e “teorizzare” la Medicina Basata sulla Narrazione per evitare che uno spontaneismo incontrollato potesse dar vita ad uno stile salottiero del prendersi cura”.
Sono stati esplorati i presupposti, la storia, i modelli di approccio per arrivare ad una definizione e indicare gli strumenti. Questa esigenza di normare, questa volontà di proporre una definizione e una metodologia, se da una parte origina da un sacrosanto principio di voler dare ordine e chiarezza, dall’altra può incorrere nel rischio di tornare sudditi del paradigma scientifico la cui insufficienza si voleva superare: “Tuttavia, è importante evitare di finalizzare la medicina narrativa al solo contesto della cura di un singolo paziente perché non è possibile eludere la richiesta che essa debba essere sottoposta a stringenti requisiti di validità scientifica” (5), si avverte cioè la tentazione di voler a tutti costi oggettivare e reificare, nel senso di trasformare in oggetto, quello che è un rapporto umano dinamico, di scambio di un qualcosa che molto spesso è impalpabile e non misurabile. Ivan Cavicchi nel suo saggio breve “Il linguaggio della salute” (6) afferma che la Medicina Narrativa posizionandosi per propria definizione come del “tutto simmetrica alla medicina basata sull’evidenza … diventa una ipotesi ausiliaria a sostegno del vecchio e macilento paradigma positivista” e pertanto la liquida come un qualcosa che non va al di là della buona pratica clinica. Cavicchi portando avanti in modo lucido e coerente tutto il suo discorso sulla questione medica, insieme alla Medicina Narrativa attacca e definisce come mode: le “Medical Humanities”, la bioetica, la medicina basata sull’evidenza e persino la slow medicine che viene relegata al meglio del buon senso.
Non condivido i toni estremistici di Cavicchi e molte sue conclusioni, ma condivido con lui il fatto che l’approccio narrativo, così come viene rappresentato nel Documento di Consenso, corra il rischio di perpetuare la scissione cartesiana fra scienze della natura e scienze umane e faccia nascere forte anche il sospetto che il rapporto medico-paziente venga alla fine ghettizzato dentro la cornice di un quadro clinico e di una semplice trama narrativa.
Quale è pertanto il problema? La Medicina Narrativa è solo uno strumento utile e una tecnica da dover meticolosamente studiare? È di fatto una nuova specialità? Un rovesciamento di paradigma tale da dar vita ad una nuova epistemologia? È senza dubbio difficile poter rispondere in modo chiaro, esauriente e soprattutto coerente. News e articoli sono spesso in contraddizione fra loro e si rileva una continua oscillazione fra la l’esigenza di “regolarizzare” e “uniformare” la competenza narrativa e quella di irreggimentarla il meno possibile.
In questa seconda direzione va l’intervista rilasciata dal professor Antonio Virzì presidente della Società italiana di Medicina Narrativa (7) in cui afferma che alla Medicina Narrativa non servono specialisti ma capacità di ascolto e pertanto si dovrebbe più che altro alimentare un movimento culturale che vada in questa direzione. Sorge spontanea, a questo punto, la domanda su come mai si debba registrare la grande assenza della Medicina Generale in tutti questi Convegni, in tutte queste occasioni di incontro e di discussioni sulla Medicina Narrativa, come se fosse un qualcosa che non la riguardi.
Mi piace rispondere da medico di medicina generale o di famiglia, come ancora mi piace definirmi, e mi si perdonerà un tono un leggermente irriverente, ma mi preme fortemente puntualizzare alcune considerazioni. Per un medico di famiglia tutto questo clamore sulle narrazioni dei pazienti lascia perplessi in quanto queste narrazioni, queste storie costituiscono da sempre il suo pane quotidiano.
Sono andato a cercare nella mia biblioteca il “prezioso” volumetto “Il giudizio clinico in medicina generale” (8) stampato nel luglio 1998, prima di Charon e di tanti altri quindi, in cui il primo capitolo è così intitolato “La medicina generale: la clinica delle storie. L’importanza del raccontare storie in medicina generale”. Tutto il capitolo è una serie di racconti di pazienti calati nel setting tipico della Medicina Generale in cui il primo passo non è quello di capire il vissuto di un paziente oncologico, di un paziente con deficit cognitivo o portatore di malattia rara, ma di capire perché il paziente ha deciso di venire questa sera da me e che cosa mi vuole significare: un malessere? Una malattia? Un sintomo senza né capo né coda? Un problema di un suo famigliare?
Il paziente molto spesso non si sente paziente e nega storie e narrazioni di malattia e mi trovo dunque completamente d’accordo con Virzì quando afferma che più di formare specialisti in medicina narrativa si dovrebbe favorire le capacità di ascolto da parte dei medici e degli operatori socio-sanitari, favorire una postura, sospendendo, aggiungo, la “pretesa” di oggettivare l’incontro di due soggettività, oggettivare cioè la relazione. Credo che si debba lavorare molto proprio sull’importanza e l’inferenza della relazione in senso di co-costruzione del proprio percorso che si fa insieme al paziente. Credo infatti che sia assente in molti professionisti della salute questa consapevolezza che, se si vorrà aumentare il raggio di azione della medicina generale in senso preventivo e proattivo, dovrà divenire un imperativo.
Voglio chiudere riportando per intero alcune frasi del sopramenzionato “Il giudizio clinico in medicina generale”. “Se aualcuno dovesse chiedere di cosa veramente si occupa il medico di medicina generale, gli si potrebbe rispondere che questo tipo di professione cerca, sulla base delle sue conoscenze scientifiche e delle sue competenze professionali, di dare una risposta a coloro i quali, temendo di essere malati, si recano da lui per avere una valutazione competente riguardo alla presenza di malattie e ottenere indicazioni concrete per superare il malessere percepito … si potrebbe inoltre spiegare che il medico di medicina generale si dimostra capace di concepire l’infermità che il paziente gli narra proprio grazie al recupero e alla rielaborazione di tutti quegli elementi di conoscenza che medici ospedalieri, specialisti e cliniche universitarie solitamente gettano nel bidone della spazzatura della scienza”.
BIBLIOGRAFIA
- Parma E. Un ponte tra scienza della natura e scienza umana. In: a cura di Caimi V, Tombesi M.
Medicina Generale. Torino: UTET; 2003.
- I Quaderni di Medicina de Il Sole 24 Ore Sanità 2015; Allegato n.7, 24 feb.-2 mar. 2015.
- Ibidem pag 13.
- Scarponi T. Il medico di famiglia cantastorie: la consapevolezza dell’essere per la cura. Riflessioni Sistemiche 2015; 12:177-178. www.aiems.eu
- I Quaderni di Medicina de Il Sole 24Ore Sanità 2015; Allegato n.7, 24 feb.-2 mar. 2015; p. 18.
- Cavicchi I. Il linguaggio della salute. La comunicazione medico-paziente. La questione dei cambia menti di paradigma. La professione. MEDICINA, SCIENZA, ETICA E SOCIETÀ. Trimestrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri 2017; II/ XVIII- MMX- VII: 45-97.
- Viola R. Medicina Narrativa-news: Il giornale della medicina narrativa. Intervista a Antonio Virzì: Alla medicina narrativa non servono specialisti ma capacità di ascolto. 8 maggio 2018. www.omni-web.org
- Bernabé S, Benicasa F, Danti G. l giudizio clinico in medicina generale 1998; Torino: UTET: XIII XIV.
[ DIRECT URL ]
Narrative Medicine, prevention, health promotion
Monografia
Medicina Narrativa, prevenzione, promozione della salute
Narrative Medicine, prevention, health promotion
SISA_2018_3_presentazione_monografia
[ DIRECT URL ]
Narrative medicine: a fashion or a need for personalized care?
Giorgio Bert, Silvana Quadrino
DOI: 10.48291/SISA.62.3.2
La medicina narrativa: una moda o un’esigenza per la personalizzazione della cura?
Narrative medicine: a fashion or a need for personalized care?
Giorgio Bert*, Silvana Quadrino**
DOI: 10.48291/SISA.62.3.2
* Medico
** Psicologa psicoterapeuta, docente di counselling sanitario
Parole chiave: cura, narrazione, ascolto, relazione, formazione
RIASSUNTO
Gli autori individuano nella medicina narrativa uno strumento fondamentale della relazione di cura. Le preferenze, i valori, le esperienze, le esigenze del paziente possono essere conosciute dal professionista sanitario soltanto se sono narrate. Il professionista sanitario deve saper facilitare, ascoltare, guidare la narrazione per costruire una relazione di cura basata sul riconoscimento delle specificità della persona, sul rispetto delle sue esigenze e sulla valorizzazione delle sue risorse.
Per realizzare un intervento di cura basato sulla narrazione è necessaria una formazione che unisca alla conoscenza di sé precise competenze di conduzione del colloquio narrativo applicato all’ambito sanitario, tenendo conto delle regole dei diversi contesti di cura e delle caratteristiche dei diversi tipi di intervento da svolgere: informativo, educativo, motivazionale, di affiancamento nelle decisioni, di sostegno nel percorso di cura.
Fra il professionista e il paziente si costruisce così una relazione narrativa, in cui ciascuno partecipa alla costruzione di un percorso di cura condiviso: in questo senso la Medicina Narrativa non è patient centered ma relation centered.
L’attenzione alla narrazione consente di migliorare l’efficacia degli interventi informativi, motivazionali, decisionali, e di individuare valorizzare le risorse del paziente e dei sistemi significativi in cui è inserito. La Medicina Narrativa può essere vista come il miglior metodo disponibile per “integrare l’esperienza del medico e l’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche con le aspettative e le preferenze del paziente”. Richiede però specifiche competenze comunicative e relazionali e non può limitarsi alla raccolta di “storie”: il suo obiettivo è sempre e comunque un obiettivo di cura.
Keywords: care, narrative, listening, relationship, training
SUMMARY
The authors identify in narrative medicine a fundamental tool for care relationship. The preferences, values, experiences, needs of the patient can only be known by the health professional if they are described by the interested. The health professional must know how to facilitate, listen, guide the story to build a relationship of care based on the recognition of the person, on the respect of his needs and on the enhancement of his resources.
To carry out a care intervention based on the narration it is necessary a training that puts togetherthe knowledge of self skills in conducting the narrative interview applied to the health field, taking into account the rules of the different care settings and the characteristics of the different types of intervention to be to carry out: informative, educational, motivational, support in decisions, support in the care path. Thus a narrative relationship is built between the practitioner and the patient, in which each participates in the construction of a shared care path: in this sense the Narrative Medicine is not patient centered but relation centered. The attention to the story allows to improve the effectiveness of information, motivational and decisional interventions, and to identify the resources of the patient and of the significant systems in which it is inserted.
Narrative Medicine can be seen as the best method available for “integrating the physician’s experience and using the best scientific evidence with patient expectations and preferences”. However, it requires specific communication and relational skills and can not be limited to the collection of “stories”: its goal is always a goal of care.
Autore per corrispondenza: silvana.quadrino@gmail.com
[ DIRECT URL ]
Doctors words patients: negative and positive cycle between stories, prevention, diagnosis and cure
Antonia Chiara Scardicchio
DOI: 10.48291/SISA.62.3.3
Medici → parole → pazienti: il circolo vizioso/virtuoso tra narrazioni, prevenzione, diagnosi e cura
Doctors words patients: negative and positive cycle between stories, prevention, diagnosis and cure
Antonia Chiara Scardicchio
DOI: 10.48291/SISA.62.3.3
Università degli Studi di Foggia
Parole chiave: narrazioni, medicina, complessità, salutogenesi, medical long-life-learning, system medicine
RIASSUNTO
Il saggio muove dall’interrogazione intorno ai nessi tra Medicina Narrativa (MN) e prevenzione. Da lì attraversa questioni di fondamento, demarcando narrazioni salutari a narrazioni non utili nella pratica medica, focalizzando i limiti della riconduzione della MN alle competenze comunicative e relazionali del medico. L’approdo è verso l’identità composita e complessa della competenza narrativa in medicina che attraversa prevenzione, diagnosi e cura come postura sistemica in grado di riconoscere i nessi tra narrazione e salutogenesi, riconoscendo al medico il compito formativo – ed autoformativo – dell’esperto di sistemi complessi.
Key words: narrative medicine, complexity, salutogenic approach, medical long.life-learning, system medicine
SUMMARY
The essay starts from the interrogation around the links between Narrative Medicine (NM) and prevention. From there it goes through epistemological questions, demarcating healthy narratives to narratives that are not useful in the medical practice, focusing the limits of the reduction of the NM to the communicative and relational skills. The landing is towards the composite and complex identity of narrative competence in medicine that involves prevention, diagnosis and treatment as a systemic posture able to recognize the links between narration and salutogenic approach. In this framework, it recognized the training task of a medicine understood as complex systems science.
Autore per corrispondenza: antoniachiara.scardicchio@unifg.it
[ DIRECT URL ]
Narrative Medicine to Promoting Health
Paolo Trenta, Stefania Polvani
DOI: 10.48291/SISA.62.3.4
Medicina narrativa per la promozione della salute
Narrative Medicine to Promoting Health
Paolo Trenta^, Stefania Polvani*
DOI: 10.48291/SISA.62.3.4
^ Sociologo, OMNI – Osservatorio Medicina Narrativa Italia
* Sociologa, Azienda USL Toscana Sud Est, OMNI, SiMeN
Parole chiave: narrazioni, illness, medicina narrativa, promozione salute, skills, empowerment
RIASSUNTO
Le narrazioni costituiscono per l’uomo una funzione essenziale sia nella sua filogenesi che nella ontogenesi, una funzione adattiva. Rappresentano un vantaggio evolutivo e favoriscono relazioni, trasmissioni culturali, coesione ed integrazione sociale. Le narrazioni permettono di costruire trame che danno senso, ordine e capacità progettuale, sono strumento per la persona malata a significare la propria malattia e a rappresentarla, e per i curanti effettivo strumento per conoscere l’esperienza del malato e non solo i suoi sintomi organici. La medicina narrativa è una pratica clinico assistenziale basata sulle narrazioni che consentono l’integrazione dei diversi punti vista di quanti partecipano al processo di cura (curanti, pazienti, caregiver, decisori) e il cui fine è la personalizzazione e la co-costruzione delle cure. L’articolo presenta i presupposti epistemologici e metodologici della medicina narrativa e illustra le possibili connessioni con la promozione della salute, che attraverso le narrazioni possa sviluppare coinvolgimento ed empowerment. È riportata l’analisi della più recente bibliografia disponibile.
Keywords: narration, illness, narrative medicine, health promotion, skills, empowerment
SUMMARY
The narrative approach is an essential function for human being, both in his phylogenies and ontogenesis, an adaptive function. Narrative represents an evolutionary advantage and promotes relationships, cultural transmissions, cohesion and social integration. Narrative gives us the chance to create meaningful connections supporting project management skills; for sick people narrative is a toll for giving meaning to suffering and representing it, for therapists narrative is a tool to know the experience of the patient, not only his organic symptoms. Narrative medicine is a clinical assistance practice based on narratives allowing the integration of different points of view of those participating in the care process (carers, patients, caregivers, decision makers) and whose goal is the personalization and co-creation of care. The article presents the epistemological and methodological presuppositions of narrative medicine and illustrates the possible connections with the promotion of health, which through narratives can develop involvement and empowerment. The article explores the latest biography release.
Autore per corrispondenza: 30.paolo@gmail.com, polvnans@virgilio.it
[ DIRECT URL ]
Can Narrative Medicine be used as a prevention
Pierluigi Brustenghi
DOI: 10.48291/SISA.62.3.5
La Medicina narrativa può essere applicata come strumento di prevenzione?
Can Narrative Medicine be used as a prevention tool?
Pierluigi Brustenghi
DOI: 10.48291/SISA.62.3.5
Dipartimento di Riabilitazione, Azienda Usl Umbria 2
Parole chiave: Medicina narrativa, competenze, istinto a narrare, strumenti, Embodied cognition, Darwinismo letterario, Cognitivismo
letterario, Medicina preventiva
RIASSUNTO
Introduzione: affiancare la Medicina basata sulle evidenze alla Medicina basata sulla narrazione offre notevoli vantaggi sia sul piano clinico assistenziale che su quello della Medicina preventiva. L’articolo affronta in primo luogo la definizione e l’inquadramento generale della Medicina narrativa. Passa poi ad affrontare la descrizione delle metodologie e degli strumenti utilizzabili in tale ambito e degli ambiti e contesti applicativi. A partire poi dal Darwinismo e Cognitivismo letterario vengono analizzati i significati delle narrazioni oggettuali nell’ottica dell’embodied cognition.
Obiettivi: offrire al lettore una conoscenza di base sul tema al fine di applicarla in contesti ben definiti con particolare riguardo alla prevenzione della salute.
Metodi: revisione della letteratura sul tema, ivi compresa la recente Consensus Conference del 2014 dell’Istituto superiore di Sanità.
Risultati: ampliando gli orizzonti culturali si offrono al lettore spunti di riflessione che spaziano dall’archeologia, antropologia, neuroscienze per giustificarne l’uso in ambito preventivo.
Conclusioni: la narrazione, in qualsiasi sua forma espressiva, si configura come una necessità inderogabile finalizzata a ridurre o annullare i rischi e pericoli che l’uomo, da sempre, ha affrontato e affronterà. Ogni utensile che l’uomo abbia mai costruito, ha posseduto sempre un significato narrativo indirizzato alla specie di appartenenza. La Narrazione stessa può essere identificata e utilizzata come utensile altamente funzionale.
Keyword: Narrative Medicine, skills, instinct to narrate, tools, Embodied cognition, Literary Darwinism, Literary Cognitivism, Preventive Medicine
SUMMARY
Introduction: combining evidence-based medicine with narrative-based medicine offers significant advantages both in terms of clinical care and preventive medicne. The article deals primarily with the definition and the general framework of narrative medicine. It then goes on to address the description of the methodologies and tools that can be used in this field and the areas and application contexts. Starting from Darwinism and literary Cognitivism, the meanings of object narratives are analyzed from the point of view of embodied cognition.
Objectives: offer the reader a basic knowledge on the subject in order to apply it in well-defined contexts with particular regard to the prevention of health.
Methods: review of the literature on the subject, including the recent 2014 Consensus Conference of the Istituto Superiore di Sanità.
Results: widening the cultural horizons offer the reader food for thought ranging from archeology, anthropology, neuroscience to justify its use in the prevention field.
Conclusions: the Narration, in any of its expressive forms, is an imperative necessity aimed at reducing or canceling the risks and dangers that man has always faced and will face. Every tool that man has ever built, has always had a narrative meaning addressed to the species of belonging. The Narration itself can be identified and used as a highly functional tool.
Autore per corrispondenza: pibruste@gmail.com
[ DIRECT URL ]
Delaying the dementia age of onset
Carlo Romagnoli, Serena Amici
DOI: 10.48291/SISA.62.3.6
OPEN ACCESS
Posticipare l’età di insorgenza della demenza
Delaying the dementia age of onset
Carlo Romagnoli*, Serena Amici*
DOI: 10.48291/SISA.62.3.6
*Medico specialista in Igiene Sanità Pubblica ed Epidemiologia; Staff Programmazione epidemiologica USLUmbria1, Perugia
** Medico specialista in Neurologia; Struttura Semplice Disturbi Cognitivi USL Umbria1, Perugia
Parole chiave: demenza, epidemiologia, posticipazione insorgenza, riduzione disabilità evitabile, promozione salute.
RIASSUNTO
Il prevalere delle patologie cronico degenerative e gli scarsi investimenti in promozione della salute determinano una disgiunzione tra speranza di vita e speranza di vita in salute, producendo un importante numero di anni attesi di vita in malattia che devono essere ridotti in quantità puntando alla posticipazione dell’età di insorgenza e migliorati in qualità della vita puntando a ridurre la disabilità evitabile per alcune patologie cronico degenerative tra cui assume rilievo la demenza. Obiettivi: Definire: a) il quadro epidemiologico relativo all’epidemiologia della demenza; b) il contributo che la stessa fornisce agli anni attesi di vita in malattia e in disabilità; c) le evidenze disponibili su fattori di rischio e di protezione e sulle azioni efficaci a posticipare l’insorgenza e a ridurne la disabilità evitabile. I risultati evidenziano per la demenza: a) andamenti epidemiologici diversificati in Usa e nei Paesi UE, dove l’incidenza si è chiaramente ridotta e la prevalenza non mostra evidenti andamenti in crescita, diversamente da altri paesi dove invece operano diversi trend socioeconomici e demografici; b) che la promozione della salute rappresenta l’intervento più costo efficace tra tutti quelli disponibili; c) che la frazione attribuibile ai fattori di rischio non è trascurabile, mentre i fattori di protezione (riserva cognitiva, attività motoria, inclusione sociale) giocano alle diverse età un ruolo importante sia come determinanti distali che come determinanti prossimali. Nella conclusione vengono discusse le azioni auspicabili nel quadro della Health in All policies ed ai diversi livelli del servizio sanitario, alla luce delle indicazioni OMS.
Keyword: dementia, epidemiology, postponing onset, health promotion, avoidable disability reduction.
SUMMARY
The prevalence of chronic degenerative diseases and poor investments in health promotion determine a disjunction between life expectancy and life expectancy in health, producing an important number of expected years of life in sickness that must be reduced in quantity, aiming to postpone age onset and improved in quality of life reducing avoidable disability, for some chronic degenerative diseases among which dementia assumes the main issue. Objectives: To define: a) the epidemiological framework regarding the epidemiology of dementia; b) the contribution that it provides to the expected years of life in illness and disability; c) the evidence available on risk and protection factors and on the effective actions to postpone the onset and to reduce the avoidable disability. The results highlight for dementia: a) diversified epidemiological trends in the US and EU countries, where the incidence has clearly decreased and the prevalence does not show clear growth trends, unlike other countries where different socio-economic and demographic trends operate; b) health promotion represents the most cost effective intervention among all those available; c) the fraction attributable to risk factors is not negligible, while the protective factors (cognitive reserve,motor activity, social inclusion) play at different ages an important role both as distal determinants and as proximal determinants. In the conclusion the desirable actions under the Health in All policies and at the different levels of the health service are discussed, in the line with WHO indications.
Autore per corrispondenza: carlo.romagnoli@uslumbria1.it, serena.amici@uslumbria1.it
[ DIRECT URL ]
An investigation on how parents see the health education activity of primary care
Pio Russo Krauss, Lisa Maione
DOI: 10.48291/SISA.62.3.7
Un’indagine su come i genitori percepiscono l’attività di educazione sanitaria dei pediatri di famiglia
An investigation on how parents see the health education activity of primary care pediatricians
Pio Russo Krauss*, Lisa Maione**
DOI: 10.48291/SISA.62.3.7
*Medico igienista, Responsabile Educazione Sanitaria Azienda Sanitaria Locale Napoli 1 Centro
**Dietista, Azienda Sanitaria Locale Napoli 1 Centro
Parole chiave: pediatra, educazione sanitaria, rapporto medico-paziente, comunicazione medico-paziente, assistenza sanitaria di base
RIASSUNTO
L’educazione sanitaria è uno dei principali compiti del pediatra di libera scelta. È utile conoscere come i genitori dei bambini assistiti dai pediatri percepiscono tale attività. Per questo motivo sono stati intervistati 400 genitori di bambini di età compresa tra 2 e 14 anni, per indagare se i pediatri dell’ASL di Napoli danno consigli di educazione sanitaria, in che modo lo fanno e come tale attività è recepita. Le dichiarazioni dei genitori dipingono un quadro piuttosto critico: il 45% afferma che il pediatra non chiede mai se il bambino la mattina fa colazione, il 28% che non consiglia quante porzioni di frutta e verdura assumere al giorno, il 35% che non chiede se il bambino si lava i denti, il 62% che non dà consigli su come lavare i denti e il 37% che non ha chiesto se sono fumatori; pochi dichiarano di avere trovato materiale informativo di educazione sanitaria nell’ambulatorio e che il pediatra utilizza alcuni accorgimenti per rendere la comunicazione più efficace.
Key words: paediatrician, health education, doctor-patient relationship, doctor-patient comunication, primary care
SUMMARY
Health education is one of the main tasks of primary care pediatricians. It is useful to know how the parents of children assisted by pediatricians perceive such activity. For this reason, 400 parents of children between 2-14 years old were interviewed to investigate whether pediatricians in Naples give advice on health education, how they do it, and how this activity is perceived by mothers. Parents’ statements paint a very critical situation: 45% of parents claim that the pediatrician never asks if the baby is having breakfast in the morning, 28% that he does not recommend how many portions of fruit and vegetables the children should intake every day, 35% that he does not ask if the baby brushes his teeth, 62% states that he did not give advice on how to brush their children’s teeth and 37% that he did not ask if they are smokers. Very few parents say that they have found communicative material on health education in the ambulatory and it emerges that the pediatrician does not make use of means of effective communication.
Autore per corrispondenza: piorussokrauss@tiscali.it
[ DIRECT URL ]
Embodied education for the helping relationship: I Salotti del Benessere
Sara Diamare, Maria D’Ambrosio, Enrico Guida, Claudia Ruocco, Marina Salerno, Giancarlo Pocetta
DOI: 10.48291/SISA.62.3.8
I Salotti del Benessere. Embodied education per la relazione d’aiuto
Embodied education for the helping relationship:
I Salotti del Benessere
Sara Diamare, Maria D’Ambrosio, Enrico Guida, Claudia Ruocco, Marina Salerno, Giancarlo Pocetta
DOI: 10.48291/SISA.62.3.8
1 Dirigente Psicologa, Psicoterapeuta U.O.C. Controllo Qualità – ASL Napoli 1 Centro
2 Docente di Pedagogia generale e sociale – Università Suor Orsola Benincasa, Facoltà di Scienze della Formazione
3 Direttore U.O.C. Controllo Qualità – ASL Napoli 1 Centro
4Tirocinante Psicologa U.O.C. Controllo Qualità – ASL Napoli 1 Centro
5 Dottoranda in Humaties and Technologies Università Suor Orsola Benincasa
Docente di Igiene e Medicina Preventiva, Università di Perugia, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria
Parole Chiave: salutogenesi, caregivers, didattica embodied, empowerment psico-corporeo©, osservazione del movimento, integrazione multidisciplinare, Salotti del Ben-Essere©, educazione alla salute, valutazione stili di vita.
RIASSUNTO
Obiettivi: questo studio è finalizzato alla valutazione dell’efficacia del metodo di promozione della salute i Salotti del Ben-Essere © (1) applicato in contesto didattico a n. 52 studenti del Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione (Università Suor Orsola Benincasa, Napoli) iscritti al Laboratorio “La relazione con l’Altro”.
Metodi: il setting co-costruito ai fini di una valutazione quali-quantitativa partecipata, ha adottato un modello integrato multidisciplinare di salutogenesi (2) denominato Salotti del Ben-Essere © implementato dall’UOC. Controllo Qualità della ASL Napoli1 Centro. Tale metodo si avvale di focus group e circle time per la parte di elaborazione cognitiva sulla tematica affrontata e sul vissuto emerso dai laboratori che coinvolgono i partecipanti nell’esperienza psicocorporea. I laboratori impiegano tecniche del rilassamento muscolare progressivo Bioenergetica, EEICC © , DanzaMovimentoTerapia per motivare all’adozione di migliori stili di vita.
Risultati: dalla somministrazione dei test ex ante/post: Scheda Diade rev.3, Test SF12TM è emerso che è migliorata la percezione della qualità della comunicazione non verbale e quella della salute fisica. Conclusioni: il metodo salutogenetico i Salotti del Ben-Essere © applicato in un contesto educativo e didattico consente di osservare e migliorare la qualità della propria relazione con l’altro e di sviluppare quell’empowerment psico-corporeo©1 che consente ad un futuro educatore di migliorare le proprie competenze salutogeniche in una relazione pedagogica.
Keyword: salutogenesis, caregivers, embodied education, psycho-body empowerment, motion observation, multidisciplinary integration, Well-Being’s Salon, health education, lifestyle evaluation.
SUMMARY
Objectives: the research is the result of the quali-quantitavive evaluation of the educational impact of the Laboratory “Relationship with the Other”, carried out through the method “The Wellness Salons “, aimed at studying the development of psycho-body empowerment and the improvement of relational quality and addressed to 52 students of the Course Degree in Educational Sciences of the Faculty of Education Sciences of the University of Suor Orsola Benincasa, and therefore future educators.
Methods: the setting, which was co-built for a participatory assessment, adopted an integrated multidisciplinary model of health promotion called “The Wellness Salons”, implemented by the UOC. Quality Control of ASL Napoli1 Center and activated through salutogenetic techniques of body expressiveness (DanceMovimentoTerapia, Bioenergetica, muscle relaxation, etc.) to motivate the adoption of better lifestyles. Such a methodology allows the practitioner to help themselves get involved, observe and improve the quality of their relationship with other people.
Results: the ex ante /ex post administration of two tests: Diade rev.3 test and SF12TM, showed that the perception of the quality of non-verbal communication and physical health has improved. Participants reached levels of deeply cognitive and emotional understanding of the others thanks to interaction through movement and play; this has allowed the elements of personal stiffness and hyper-control too often present in relationship with each other to crunch and considering possible alternatives for building new and more functional meanings for sharing.
Conclusions: our experience has allowed co-construction of meaningful motives and motivations to adopting healthier lifestyles aimed at psychological and physical well-being. The methodology of the Lab “Relationship with the Other”, based on the method “The Wellness Salons”, can find extensive applications in the field of health promotion and become a tool for future educators, to prevent and deal with the discomfort associated with inadequate lifestyles and the co-construction of multidisciplinary settings.
Autore per corrispondenza: sara.diamare@aslnapoli1centro.it
[ DIRECT URL ]
The Innov8 approach for reviewing national health programmes to leave no one behind (WHO, 2016)
Innov8 è una strategia costruita e sviluppata da alcuni anni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa, basata su un processo di revisione graduale e sistematica da parte degli Stati membri e dell’ufficio regionale dell’OMS per l’Europa sui programmi realizzato a livello nazionale per la riduzione delle disuguaglianze in salute e la garanzia dei diritti umani.
È stato sviluppato attraverso forti partnership governative e di agenzia, con il contributo di esperti di diverse discipline. L›approccio Innov8 è stato applicato a diversi programmi, strategie e attività sanitarie nazionali e subnazionali e a diversi settori: salute riproduttiva, materna, neonatale, infantile e adolescenziale; malattie non trasmissibili (NCD); malattie trasmissibili; programmi di promozione della salute e della salute ambientale.
Una metodologia di lavoro e di valutazione della progettazione per i professionisti della sanità pubblica.
[ DIRECT URL ]